01/02/2012, 00.00
SRI LANKA
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I braccianti del tè chiedono più terreni e intasano con migliaia di lettere la posta del governo

di Melani Manel Perera
Oltre 1950 lettere inviate al ministero dell’Agricoltura per chiedere la concessione di una parte dei 37mila ettari di terra inutilizzati promessa in dicembre dal presidente Rajapaksa. A tutt’oggi i terreni sono ancora bloccati. L’iniziativa è partita dal distretto di Nuwaea Eliya nel nord del Paese, il più importante centro per la coltivazione del tè.
Hatton (AsiaNews) – In protesta contro la mancanza di terreni, i lavoratori delle piantagioni di tè del distretto di Nuwara-Eliya (Altopiano centrale dello Sri Lanka), hanno inviato in questi giorni oltre 1900 lettere di reclamo al ministero dell’Industria agricola. Ciò per costringere il governo a concedere a titolo gratuito parte dei 37mila ettari di terreni inutilizzati per sviluppare il settore e a tutt’oggi ancora bloccati. L’iniziativa proseguirà per tutta la settimana e ha coinvolto anche altri distretti del nord del Paese.

L’industria del tè è fra le più importanti attività dello Sri Lanka. In tutto il Paese sono più di 600mila i lavoratori impiegati in 245 piantagioni. Di queste, 113 si trovano nel distretto Nuwara-Eliya e danno da lavorare a 65mila persone. Per risolvere il problema della povertà e della disoccupazione, il presidente Rajapaksa ha promesso in dicembre di concedere i terreni di proprietà dello Stato e destinarli ai contadini per aprire nuove piantagioni, ma a tutt’oggi il governo non ha ancora donato un ettaro di terra.

Dopo una campagna di protesta lanciata in tutto il distretto il 21 dicembre dal Forum for Up People’s Right e da altre associazioni per i diritti degli agricoltori, lo scorso 8 gennaio il governo ha annunciato attraverso il quotidiano nazionale Veerakesari la distribuzione di parte dei 37mila di terreno di proprietà statale. Non fidandosi delle dichiarazioni, gli attivisti hanno spinto centinaia di lavoratori a intasare la posta del ministero.

A. Moorthy, presidente del Forum for up People’s Right, afferma che con questa iniziativa “abbiamo voluto ricordare al governo che attendiamo quanto promesso dal presidente Rajapaksa”. “Senza un pezzo di terra di nostra proprietà – aggiunge – continueremo ad essere sfruttati nelle piantagioni”.
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