I Talebani dietro il sequestro della donna britannica rapita in Afghanistan
Kabul (AsiaNews) – Membri delle forze di sicurezza britanniche confermano il possibile coinvolgimento dei talebani nel sequestro dell’operatrice umanitaria britannica rapita lo scorso 26 settembre nel nordest dell’Afghanistan, insieme a tre colleghi afghani.
Secondo i militari, Mohammad Osman, leader di un gruppo talebano della zona, ha rilasciato in questi giorni una dichiarazione all’Afghan Islamic Press (Aip) di Peshawar, rivendicando il rapimento della donna. Egli ha specificato come condizione per il rilascio, la liberazione di Aafia Siddiqui, scienziata pakistana condannata negli Usa per sospetti legami con al-Qaeda.
Tuttavia la situazione resta confusa. Gli altri componenti del gruppo talebano rifiutano le accuse e negano qualsiasi responsabilità nel sequestro.
La donna, 36 anni, è di origine scozzese e lavora nel Paese da anni come dipendente della statunitense Development Alternative Inc. (Dai), organizzazione umanitaria che ha in Afghanistan oltre 2mila dipendenti di cui 150 stranieri. Il sequestro è avvenuto nella provincia Kunar lo scorso 26 settembre, mentre viaggiava in convoglio insieme ad altri tre colleghi afghani. Per motivi di sicurezza le autorità britanniche non ancora hanno fornito l’identità della donna.
Steven O'Connor, portavoce della Dai, afferma: “Sappiano che ci sono rapporti che sostengono la responsabilità dei talebani dietro il rapimento, ma finora nessun gruppo ci ha contattato direttamente o attraverso fonti locali per negoziare il rilascio”.
Intanto, fonti locali affermano ad AsiaNews che un’unità speciale dell’esercito Usa e un negoziatore sono stati coinvolti nelle operazioni di recupero e sono in collegamento con gli esperti del Foreign and Commonwealth Office.