07/11/2022, 08.54
RUSSIA
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I Mari del Volga pregano per la pace

di Vladimir Rozanskij

Si riuniscono nei boschi per propiziare la fine del conflitto in Ucraina. Le autorità rafforzano i controlli sulle riunioni di preghiera: temono derive separatiste. Per i celebranti Mari, “si può benedire chi difende la propria terra, non colui che si reca ad uccidere le persone di un altro popolo”.

Mosca (AsiaNews) – Nella Foresta delle querce, appena fuori da Joškar-Ola, capitale della Repubblica russa dei Mari nel Basso Volga, si sono tenute nei giorni scorsi assemblee di preghiera per la cessazione della guerra in Ucraina. I rappresentanti locali dell’antica tradizione religiosa  hanno portato in offerta agli dèi alcuni agnelli e anatre, chiedendo di fermare lo spargimento di sangue e favorire la formazione di una società senza conflitti sulla terra.

Dall’inizio dell’invasione in Ucraina sono morti negli scontri una quantità imprecisata di soldati Mari, anche se le cifre ufficiali ne attestano meno di un centinaio. Già a marzo si erano tenuti incontri di preghiera nella foresta, ma senza sacrifici, che sono riservati al tempo autunnale; ora il presidente del Consiglio degli anziani, il “kart” Vitalij Tanakov, ha invitato tutti a unirsi per la richiesta di intercessione.

“Abbiamo fatto subito un “zarok”, un giuramento di non partecipare alla violenza, appena iniziata l’operazione speciale”, spiega Tanakov, “e oggi vogliamo adempiere alla promessa, portando doni al dio Kuryk Kugyza, affinchè egli aiuti i popoli del mondo a ritrovare la via della pace”. In particolare vengono elevate suppliche perchè “sia fermata la mano che si tende verso i pulsanti di carica delle armi atomiche”. Le preghiere sono il frutto di lunghe meditazioni e riflessioni comuni nei mesi invernali ed estivi.

I Mari sono una popolazione ugro-finnica stabilitasi nella Russia centro-meridionale in tempi antichissimi, anche se solo dal 1936 i sovietici hanno istituito la repubblica autonoma di Mari-El. La zona nei pressi del Volga è ricca di affluenti e corsi d’acqua, e la stessa tradizione religiosa dei Mari è chiamata “kiusoto”, la “preghiera dei sacri boschi” che sorgono in mezzo ai fiumi. La prima assemblea si è tenuta l’11 ottobre del 1991, dopo la fine della persecuzione anti-religiosa, con una grandiosa cerimonia nella foresta di Olory, al centro della regione, a cui hanno partecipato oltre 2mila persone. Ai tempi sovietici i fedeli si radunavano tra gli alberi a piccoli gruppi che si davano segretamente appuntamento.

Dall’anno scorso le autorità repubblicane, sollecitate da Mosca, hanno rafforzato i controlli sulle riunioni di preghiera, per evitare derive separatiste. Una disposizione proibisce di incontrarsi nei parchi cittadini, e i maristi sono tornate alle abitudini sovietiche delle “gite nel bosco” a gruppi separati. A marzo i gruppi si sono riuniti infine per la preghiera della pace (“vucyktymaš-sorymaš”), pronunciata l’ultima volta durante la Seconda guerra mondiale, dandosi poi appuntamento per fine ottobre-inizio novembre.

Gli animali domestici offerti al dio della pace sono stati preparati in parti separate, accompagnate da zuppe e “kaša”, il tipico piatto di cereali. Le carni vengono poi cotte in una grande pentola sul fuoco di legna, dopo essere state separate e gettate in parte direttamente nel fuoco dal kart, il celebrante del rito. La comunità consuma il tutto intorno al sacro falò, gettando nel fuoco le ossa e i resti della carne.

I seguaci della religione marista hanno solennemente confermato il loro giuramento: nessun kart può benedire la guerra e la mobilitazione del popolo. “Si può benedire colui che difende la propria terra, non colui che si reca ad uccidere le persone di un altro popolo”, conferma Tanakov, che auspica di condividere questa convinzione non solo con i rappresentanti del paganesimo ugro-finnico, ma con i credenti di tutte le religioni del mondo.

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