I 7 anni di Benedetto XVI: la Chiesa indiana va in missione
Mumbai (AsiaNews) - Ricorre oggi il settimo anniversario del pontificato di Benedetto XVI. Per l'occasione, la Chiesa in India e i suoi 18 milioni di cattolici offrono preghiere e liturgie speciali in tutti i conventi, le cappelle e gli istituti religiosi del Paese. A New Delhi il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), presiede una solenne celebrazione eucaristica presso la Nunziatura apostolica. Concelebra con lui mons. Salvatore Pennacchio, nunzio in India. Di seguito, una riflessione del card. Gracias sul pontificato di Benedetto XVI, e su come la Chiesa in India ha raccolto il suo mandato.
La Chiesa indiana esprime la sua gioia e gratitudine a Sua Santità, per questi sette anni di pontificato. Questa importante occasione ci offre la felice opportunità di mettere in prospettiva il papato e il messaggio di Benedetto XVI.
Il nostro pontefice è davvero, in ogni modo possibile, il vicario di Cristo, e nel suo papato sono centrali continuità e cambiamento.
Continuità significa che la Chiesa deve rimanere in vivo contatto con la tradizione. Cambiamento vuol dire adattarsi per rispondere ai nuovi bisogni. In questi sette anni, continuità e cambiamento sono confluiti per servire la Chiesa e il popolo di Dio.
Benedetto XVI ci spiega che per affrontare le sfide e la cultura post moderne di oggi, abbiamo bisogno di comprendere la fede e cosa ci dice il Vangelo.
Il Santo Padre ha certo continuato nella tradizione di Giovanni Paolo II di proclamare la Parola di Dio senza paura. Fare di Cristo il centro della propria vita è il suo messaggio a tutti i cristiani e al mondo intero, che apprezziamo e vogliamo seguire.
Nuova evangelizzazione
La Chiesa dell'India è entusiasta della nuova evangelizzazione, che cerca una rinascita della fede in quelle zone del mondo dove essa è minacciata dal secolarismo. Per questo mettiamo al servizio della Chiesa universale la presenza di missionari indiani in 166 Paesi in tutto il mondo. L'India, a lungo considerata una Chiesa bisognosa di missione, è diventata un'importante Chiesa che va in missione.
Le nostre 214 congregazioni religiose continuano a mandare i loro membri indiani fuori dal Paese, e alcuni di loro hanno la responsabilità di sviluppare nuove missioni. Questo è il nostro dono al Santo Padre per la nuova evangelizzazione.
Anno della fede
In un'altra mossa simbolica, Benedetto XVI ha scelto il prossimo 11 ottobre come inizio dell'Anno della fede. Non è un caso che sia anche il 20mo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica, e il 50mo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II. Promuovere la corretta comprensione del Concilio come parte del Catechismo è un altro elemento chiave del programma del papa.
Per noi qui in India, il messaggio di Benedetto XVI per la 44ma Giornata mondiale della pace, "Libertà religiosa, via per la pace", rafforza il nostro impegno verso il popolo dell'India a lottare e difendere la libertà religiosa nel nostro amato Paese, multi culturale e multi religioso. L'importante legame che il Santo Padre pone tra una pace sostenibile e la libertà religiosa, chiama ogni persona di buona volontà in India a difendere i nostri diritti costituzionali [di libertà religiosa] per il bene del Paese e per una coesistenza pacifica e in armonia. Il ricco patrimonio spirituale della nostra patria è fatto di apertura, libertà e rispetto verso tutte le religioni.
Oltre alla libertà religiosa, il papa difende in modo appassionato la democrazia, strumento per difendere la dignità umana, non per definirla.
I nostri giovani amano Benedetto XVI, e questo è ben evidente per le migliaia di loro che con entusiasmo hanno seguito il Vicario di Cristo alle Giornate mondiali della gioventù di Colonia, Sidney e Madrid. Loro stanno rispondendo alla sua visione di una libertà fondata sulla verità e l'impegno.
Quando sono stato consacrato cardinale, il Santo Padre mi ha detto che riponeva un grande speranza nell'India. Oggi, posso dire che la Chiesa indiana sta dando il suo contributo alla Chiesa universale, senza tirarsi indietro davanti alle sue responsabilità. La nostra è stata una delle Chiese più forti, e i cattolici indiani sono fedeli ai loro compiti.
La Chiesa indiana continua a fare progressi significativi nella costruzione della nazione, attraverso i suoi ministeri educativo, della salute e del benessere sociale. Essa serve i luoghi difficili da raggiungere, e serve i più poveri tra i poveri e gli emarginati, che formano in gran parte la comunità di maggioranza.
Pur essendo appena il 3% della popolazione totale, la Chiesa cattolica riflette la luminosa luce di Cristo risorto attraverso le sue opere di carità e servizio al popolo indiano. Quella dell'India è una Chiesa missionaria con una forte comunità di fedeli, che condividono la loro fede e la loro vita.
Nel campo dell'istruzione, la Chiesa ha dato il suo enorme contributo soprattutto nelle zone rurali, dove si trovano più della metà delle nostre scuole.
Nel settore sanitario, decine di migliaia di religiosi servono come medici aree remote.
Infine, il nostro lavoro sociale si concentra su giustizia, pace, sviluppo ed etica, un modo di portare i valori del Vangelo in mezzo alla comunità.
Con grande umiltà, a nome della Chiesa in India posso dire a Benedetto XVI che la speranza da lui riposta in me, è stata restituita in modo soddisfacente e oltre ogni misura.
*Arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci)