Hu Jia: continuo la mia lotta per i diritti umani
Il noto dissidente, liberato ieri dopo 3 anni e mezzo di carcere, nelle prime dichiarazioni ribadisce la volontà di proseguire la battaglia per il rispetto dei diritti. Come tanti altri dissidenti, è ora agli arresti domiciliari “di fatto”, la polizia identifica i passanti per un raggio di un chilometro.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Hu Jia, noto dissidente rilasciato ieri dopo 3 anni e mezzo di carcere, ha annunciato che “continuerà la sua missione” di difensore dei diritti umani.
Una zona di circa un chilometro circostante la sua abitazione, nella Pechino orientale, ieri era sotto stretto controllo della polizia, che identificava ogni passante. Da tempo i dissidenti liberati sono posti ad arresti domiciliari di fatto, con la polizia che controlla ogni movimento e impedisce loro di incontrare giornalisti e rilasciare interviste.
Per evitare ogni clamore, Hu è stato portato a casa nella notte alle ore 2,30 di ieri, come ha scritto la moglie Zeng Jinyan su Twitter, aggiungendo che entrambi sono “salvi e felici”.
Tra le condizioni della liberazione di Hu c’è il divieto di rilasciare interviste. Egli ha potuto soltanto rispondere in breve per telefono a una televisione, rassicurando che intende proseguire il suo impegno per la difesa dei diritti, anche se “qualche volta è difficile rimanere devoti e leali…. leali alla moralità, leali verso i diritti della gente, leali con la coscienza”.
“I miei genitori – ha aggiunto – mi hanno detto: vivi una vita normale, non ti scontrare con il regime, perché è un regime davvero crudele e viola in modo arbitrario la dignità dei cittadini. Ma posso soltanto dire loro che starò attento”. Ha aggiunto che necessita di cure per la sua epatite B cronica, che in prigione “non è migliorata”.
I genitori di Hu, laureati ed esponenti universitari di spicco, nel 1957 furono accusati di essere “di destra” e furono mandati con altri intellettuali a lavorare nelle zone agricole.
Hu è stato condannato per “istigazione alla sovversione contro la sovranità statale” perché prima delle Olimpiadi di Pechino del 2008 aveva dato interviste a media stranieri; aveva tenuto i collegamenti con attivisti e dissidenti; aveva difeso il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa.
In Cina da metà febbraio è in atto la peggiore persecuzione contro i dissidenti da almeno il 1998, con decine di arresti o persino “sparizioni”, per reati d’opinione o anche senza accuse. La liberazione di Hu Jia avviene mentre il premier Wen Jiabao ha iniziato la visita a tre Paesi europei: l’Ungheria, la Gran Bretagna e la Germania. Nel dicembre del 2008 l’Unione europea aveva insignito Hu del Premio Sakarov per i diritti umani.
Una zona di circa un chilometro circostante la sua abitazione, nella Pechino orientale, ieri era sotto stretto controllo della polizia, che identificava ogni passante. Da tempo i dissidenti liberati sono posti ad arresti domiciliari di fatto, con la polizia che controlla ogni movimento e impedisce loro di incontrare giornalisti e rilasciare interviste.
Per evitare ogni clamore, Hu è stato portato a casa nella notte alle ore 2,30 di ieri, come ha scritto la moglie Zeng Jinyan su Twitter, aggiungendo che entrambi sono “salvi e felici”.
Tra le condizioni della liberazione di Hu c’è il divieto di rilasciare interviste. Egli ha potuto soltanto rispondere in breve per telefono a una televisione, rassicurando che intende proseguire il suo impegno per la difesa dei diritti, anche se “qualche volta è difficile rimanere devoti e leali…. leali alla moralità, leali verso i diritti della gente, leali con la coscienza”.
“I miei genitori – ha aggiunto – mi hanno detto: vivi una vita normale, non ti scontrare con il regime, perché è un regime davvero crudele e viola in modo arbitrario la dignità dei cittadini. Ma posso soltanto dire loro che starò attento”. Ha aggiunto che necessita di cure per la sua epatite B cronica, che in prigione “non è migliorata”.
I genitori di Hu, laureati ed esponenti universitari di spicco, nel 1957 furono accusati di essere “di destra” e furono mandati con altri intellettuali a lavorare nelle zone agricole.
Hu è stato condannato per “istigazione alla sovversione contro la sovranità statale” perché prima delle Olimpiadi di Pechino del 2008 aveva dato interviste a media stranieri; aveva tenuto i collegamenti con attivisti e dissidenti; aveva difeso il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa.
In Cina da metà febbraio è in atto la peggiore persecuzione contro i dissidenti da almeno il 1998, con decine di arresti o persino “sparizioni”, per reati d’opinione o anche senza accuse. La liberazione di Hu Jia avviene mentre il premier Wen Jiabao ha iniziato la visita a tre Paesi europei: l’Ungheria, la Gran Bretagna e la Germania. Nel dicembre del 2008 l’Unione europea aveva insignito Hu del Premio Sakarov per i diritti umani.
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