Hong Kong: passa il pacchetto di riforme, i democratici si spaccano
di Annie Lam
La riforma – come vuole Pechino - non prevede l’abolizione delle corporazioni, e non accenna al suffragio universale. Il Partito democratico cambia idea all’ultimo e appoggia il governo. La delusione del movimento pan-democratico.
Hong Kong (AsiaNews) – Il movimento democratico di Hong Kong, che unisce le diverse denominazioni di ispirazione riformista del Territorio, ha subito oggi una forte divisione, dopo che i deputati del Consiglio Legislativo (Legco) hanno approvato il pacchetto di riforme proposto dal governo. La risoluzione principale del pacchetto prevede la creazione di 10 nuovi seggi all’interno del Legco. Il dibattito è durato 26 ore, divise in tre giorni, e si è concluso con 46 voti a favore e 12 contro.
Per raggiungere la soglia cruciale dei due terzi, necessaria per l’approvazione del pacchetto, sono stati fondamentali gli 8 voti espressi dal Partito democratico. Oggi i 60 deputati che attualmente compongono il Consiglio vengono eletti per metà direttamente dai cittadini, mentre l’altra metà è espressione delle “functional costituencies”, sorta di corporazioni professionali in genere favorevoli a Pechino.
La riforma, frutto di un compromesso con il gigantesco vicino cinese, prevede che cinque dei 35 deputati delle corporazioni verranno scelti dagli elettori, in modo che i deputati eletti dal popolo siano in maggioranza (40 su 70). Nel 2007 Pechino ha affermato che elezioni a pieno suffragio universale non verranno tenute ad Hong Kong prima del 2017, evitando di impegnarsi su una data precisa.
Per il capo dell’Esecutivo Donald Tsang, il passaggio del pacchetto di riforme costituzionali è “un momento storico, una pietra miliare nello sviluppo democratico di Hong Kong”. Per la prima volta dall’handover, la “riconsegna” del Territorio da Londra alla Cina, “il Consiglio ha usato le procedure previste dalla Basic Law [la “mini-costituzione” dell’isola, eredità del dominio britannico] per emendare i metodi di selezione del Capo dell’esecutivo e del Consiglio”.
Il governo, ha aggiunto, “si consulterà con i deputati per i metodi elettorali da seguire nel 2012, e porterà avanti la legislazione per le due elezioni e per l’abolizione dei sistemi per la nomina dei consigli distrettuali, che avverrà in autunno”. Il movimento pan-democratico aveva chiesto l’abolizione delle corporazioni entro questa legislatura e l’introduzione del suffragio elettorale prima del prossimo voto, mentre il Partito democratico ha deciso di sostenere la riforma governativa, che non prevede questi passaggi.
Lee Cheuk-yan, cristiano protestante, deputato pan-democratico della Confederazione delle Unioni sindacali, ha spiegato che “è il governo cinese il vero vincitore. Soprattutto perché ha dato l’impressione che basti il suo intervento per dividere il nostro campo. Abbiamo perso l’unità necessaria a questa battaglia: ora dobbiamo mettere da parte le differenze e cooperare”. Audrey Eu, deputato del Partito civico, ha aggiunto: “La proposta ci allontana dal suffragio universale, e dimostra che sarà difficile abolire il sistema delle costituenti, nato nel 1985”.
Albert Ho, presidente del Partito democratico, ammette invece la brutta figura del suo partito: “Il pacchetto di riforme è totalmente nuovo nello sviluppo politico di Hong Kong. La decisione del mio partito ha causato molta rabbia negli elettori, che hanno perso fiducia in noi. Ora dobbiamo riunirci per combattere per la piena democrazia”.
Il card. Joseph Zen, che si era espresso contro il pacchetto governativo, perché confuso, non ha rilasciato oggi alcuna dichiarazione.
Jackie Hung, della Commissione Giustizia e pace, spiega ad AsiaNews: “Molte persone sono pronte lo stesso a combattere per la democrazia. Forse ora da soli, senza fiducia nei partiti politici. Centinaia di persone [in questi giorni] si sono riunite fuori dal Consiglio legislativo per esprimere il loro malcontento” (v. foto).
Hung, anche delegata della Commissione presso il Fronte per i diritti umani e civili, aggiunge: “Il voto mi ha molto deluso, così come i democratici, che hanno cambiato posizione da un giorno all’altro. Senza l’abolizione delle corporazioni molte persone, fra cui le minoranze, continueranno a soffrire: le loro condizioni di vita non potranno migliorare”.
La grande manifestazione prevista per il 1° luglio doveva avere a tema l’abolizione delle corporazioni e la lotta per il suffragio universale. Hung ha dichiarato ad AsiaNews che gli organizzatori vedranno ora come portare avanti la marcia e il raduno. Il Partito democratico è uno dei membri del Fronte.
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