Hong Kong, il card. Zen alla veglia di preghiera per il giornalista arrestato in Cina
Oltre 600 fra giornalisti, politici ed amici di Ching Cheong si sono uniti ieri sera nella scuola cattolica Choi Hung Estate in una veglia di preghiera per proclamare l'innocenza del giornalista e pregare per il suo rapido rilascio dalle prigioni cinesi.
Hong Kong (AsiaNews/Scmp) Il vescovo di Hong Kong, card. Joseph Zen Ze-kiun, ha partecipato ieri sera alla veglia di preghiera "per proclamare l'innocenza di Ching Cheong" e per "pregare affinché sia rapido il suo rilascio dalle prigioni della Cina continentale".
Il porporato ha paragonato la storia del giornalista, condannato a cinque anni di carcere con l'accusa di spionaggio, alla crocifissione di Cristo. Il card. Zen ha detto che "Ching Cheong è inchiodato ad una croce, ma risorgerà. Speriamo possa tornare presto fra noi".
Alla veglia erano presenti oltre 600 fra amici, giornalisti e politici. Prima dell'inizio, Mary Lau Man-yee (moglie di Ching), ha annunciato che l'avvocato che cura gli interessi del marito sta lavorando per l'appello ed ha detto di sentirsi ottimista. La Lau, anche lei giornalista, ha letto all'auditorio riunito nella scuola cattolica Choi Hung Estate una lettera scritta al marito: "Mi manchi e sono sicura che tu non hai mai fatto nulla contro la tua nazione. Se la giustizia esiste, tornerai a casa molto presto".
Ching, capo corrispondente per la Cina del giornale di Singapore The Strait Times, è agli arresti dall'aprile del 2005. Secondo i media cinesi, il giornalista avrebbe confessato di aver venduto informazioni militari a Taiwan ed aver messo in piedi una rete di spionaggio per "vendere segreti di Stato" a potenze straniere.
Per gli avvocati del giornalista, la condanna "è sbagliata, perché emessa senza prove" mentre Taipei ha più volte definito l'accusa infondata ed ha dato garanzie inequivocabili sull'innocenza del cronista.
In Cina la maggioranza delle informazioni sulla vita della nazione sono considerate "segreto di Stato" e la loro rivelazione attraverso i media viene bollato come "un attentato alla sicurezza" dello stesso. Attualmente nel paese almeno 42 giornalisti sono detenuti per questo.
Personalità della dissidenza hanno rivelato ad AsiaNews che le ragioni vere dell'arresto di Ching Cheong sono da legare alla sua ricerca su Zhao Ziyang, segretario del Partito ai tempi delle rivolte pro-democrazia, e sul massacro di Tiananmen nell'89. Il governo continua a giustificare il massacro come un male "minore" che ha garantito stabilità e ordine al Paese, portandolo al successo economico.