Hong Kong, i leader cristiani sosterranno le manifestazioni per la democrazia
Le riforme proposte dal governo giudicate "inutili e non democratiche" . I cristiani invitano a partecipare alla marcia del 4 dicembre per il suffragio universale.
Hong Kong (AsiaNews/Scmp) I leader delle comunità cristiane di Hong Kong hanno chiesto ieri al governo di ritirare il pacchetto di riforme costituzionali - "inutile e non democratico" - ed hanno invitato la popolazione ad unirsi alla marcia di protesta a favore del suffragio universale prevista per il 4 dicembre.
L'autorità esecutiva ha proposto infatti al Consiglio Legislativo un pacchetto di riforme che prevede la nomina di consiglieri distrettuali da parte del governo: saranno questi a nominare il capo dell'esecutivo ed i deputati del Consiglio Legislativo. Ma da anni nel territorio la popolazione domanda il suffragio universale e l'elezione diretta del governatore. I piccoli ritocchi proposti dal governo valgono soltanto per le elezioni del 2007 e del 2008: d'altra parte, Pechino ha escluso che ad Hong Kong si parli di suffragio universale dopo il 2008.
Il Movimento democratico ha indetto una marcia di protesta per il 4 dicembre, per chiedere al capo dell'esecutivo di non esitare e concedere il voto a tutta la popolazione.
Dimostrando grande unità, i leader cristiani - fra cui il vescovo cattolico mons. Joseph Zen Ze-kiun ed il presidente delle Chiese metodiste, il rev. Ralph Lee Ting-sun - hanno tenuto una conferenza stampa congiunta. "In nessun modo ha detto il presule cattolico questa proposta del governo porterà al suffragio universale. E' completamente inutile". Il vescovo ha poi sottolineato che Donald Tsang Yam-kuen, il capo dell'Esecutivo del Territorio, ha poca libertà d'azione sull'argomento a causa delle pressioni di Pechino, ma ha aggiunto che il popolo "dovrebbe levarsi e far conoscere al governo centrale la propria proposta".
Il reverendo Lee ha ricordato che in passato Hong Kong ha sempre tenuto manifestazioni pacifiche e che Pechino non deve temere le aspirazioni democratiche del territorio, che non danneggeranno le relazioni bilaterali. "Se non usciamo a combattere per una riforma migliore ha detto il futuro progresso democratico diverrà grigio e spoglio".