Hong Kong, genitori e alunni non vogliono le classi di “educazione nazionale”
Hong Kong (AsiaNews) - La società civile del Territorio continua a opporsi con tutti i mezzi alle classi di "educazione nazionale" imposti dal governo comunista alle scuole locali. In attesa della grande manifestazione del prossimo 2 settembre organizzata dai sindacati degli insegnanti e dai rappresentanti dei genitori, un sondaggio condotto su larga scala dimostra che il 75 % degli studenti e delle loro famiglie sono contrarie all'introduzione di questi nuovi corsi.
Le proteste di questi giorni nascono dalla riforma scolastica voluta dal governo centrale cinese nel 2002 e varata nel 2004. Essa prevede che in ogni scuola - dalle elementari in poi - siano approntate delle non meglio definite "classi di educazione nazionale", argomento che dovrebbe essere trattata come una materia a parte. Da quello che finora è stato detto, tale studio dovrebbe far apprezzare le grandi conquiste scientifiche ed economiche della Cina popolare ma tacere, per esempio, sul massacro di Tiananmen.
I primi a opporsi a questa riforma sono stati i cattolici, guidati dal cardinale Joseph Zen Ze-kiun, che ha più volte denunciato il tentativo di "lavaggio del cervello" dei giovani orchestrato da Pechino. Ora, la mobilitazione generale dà ragione alla Chiesa: secondo il sondaggio condotto dall'Associazione che riunisce i club maschili e femminili, il 74 % degli alunni intervistati e il 77 % dei genitori chiedono che il governo ritiri la materia e riprenda le consultazioni con le parti in causa prima di riproporla.
Sempre secondo il sondaggio, la maggioranza degli alunni chiederebbe al governo (potendolo fare) di introdurre proprio il massacro di Tiananmen fra gli argomenti trattati in queste classi. Lam Wai-man, membro di un'Associazione dei genitori, spiega: "Sono preoccupato perché temo che il governo voglia lanciare un qualche tipo di nuova politica che riguarda tutta Hong Kong ma, per farlo, vuole prima educarci ad obbedire". La materia diverrà obbligatoria, secondo i tempi imposti dal governo centrale, nel 2015.
Nel frattempo, continua lo sciopero della fame di 80 ragazzi delle scuole superiori. I giovani, accampati nel quartiere governativo di Admiralty, hanno accolto con scetticismo e ironia la visita del capo dell'Esecutivo Leung Chun-ying, definita "un inganno" e hanno sottolineato come il governo "non rispetti né i genitori, né gli studenti e nemmeno gli insegnanti".