Hilarion: La Russia e i cristiani europei per la salvezza del continente
Il “ministro degli esteri” del Patriarcato di Mosca punta il dito sulla crisi religiosa del vecchio continente. Con migrazioni e secolarismo, l’Europa si avvia al completo suicidio della propria stessa identità. Le responsabilità degli intellettuali. “L’attuale indebolimento del cristianesimo nel mondo occidentale richiama la situazione dell’impero russo prima del 1917”. In Russia solo il 13% si dichiara ateo e non credente. Unire gli sforzi delle Chiese.
Mosca (AsiaNews) - Lo scorso 22 settembre il metropolita Hilarion (Alfeev), “ministro degli esteri” del Patriarcato di Mosca, ha pronunciato un importante discorso a una conferenza organizzata dall’ambasciata russa a Londra di fronte a diplomatici, politici, imprenditori ed esponenti delle maggiori confessioni religiose.
Nella relazione del metropolita sono risuonate le principali tesi che da anni marcano le posizioni della Chiesa ortodossa russa, soprattutto per voce del suo patriarca Kirill (Gundjaev), nei confronti dell’Europa e dell’Occidente. Sono le posizioni che hanno ispirato in gran parte la stessa politica del presidente Putin, almeno per ciò che riguarda gli aspetti etici delle relazioni tra la Russia e le superpotenze del mondo globalizzato.
Il discorso era incentrato sul futuro dell’Europa, e in particolare sulle condizioni del cristianesimo nel vecchio continente. Secondo Hilarion, che ha citato diverse recenti statistiche, oggi il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo, e deve affrontare anche nuove sfide che mettono in discussione “le fondamenta morali della vita delle persone, la loro fede e i loro valori”.
Migrazioni e secolarizzazione
Tra queste sfide, che stanno “modificando il panorama etico-religioso dell’Europa”, vi è anzitutto la gravissima crisi migratoria, la più imponente dalla fine della Seconda guerra mondiale, provocata “dai conflitti militari e dai problemi economici dei paesi del Medio Oriente”. Il prelato russo ha citato i dati ufficiali dell’agenzia Frontex, secondo i quali nel solo 2015 sono giunti nell’Unione Europea 1,8 milioni di migranti; secondo l’Onu, il numero dei migranti nei Paesi europei è aumentato da 49,3 milioni nel 2000 fino a 76,1 milioni nel 2015. Sempre riferendosi agli studi dell’organizzazione internazionale Onu per le migrazioni, in tutto il mondo circa l’1,3% della popolazione adulta (66 milioni di persone) sta programmando di spostarsi definitivamente dal proprio Paese, dirigendosi principalmente verso i Paesi europei più benestanti.
Insieme a questi dati, il metropolita si è soffermato su quello che ritiene essere il principale problema del continente: la “secolarizzazione della società europea”. Sempre citando varie fonti e studi statistici, egli ha sottolineato come in Gran Bretagna ormai oltre la metà dei cittadini non si professa seguace di alcuna religione, e una simile percentuale si può riferire a molti altri Paesi dell’Europa occidentale. Nella parte orientale del continente, invece, e in Russia in particolare, le percentuali mostrano il trend opposto: secondo il centro Levada, uno dei maggiori istituti russi di ricerca, gli atei e non credenti espliciti nel Paese si sarebbero ridotti dal 26% del 2015 al 13% nel 2017. Il restante 87%, anche se non si può catalogare come un insieme di fedeli praticanti, rimarrebbe “nell’ambito d’influenza di una delle confessioni tradizionali”, mentre sta crescendo il numero di coloro che si professano “molto religiosi”.
La fuga dalla fede
Ricordando il centenario della rivoluzione bolscevica, il capo del Dipartimento per le relazioni estere del patriarcato ha tenuto a ribadire che la catastrofe del 1917 aveva “annientato le migliori categorie della popolazione: i nobili, i cosacchi, il clero, i contadini abbienti… la Chiesa ha contato in quegli anni un grande numero di martiri e confessori”. Paragonando i tempi odierni con le condizioni della Russia del periodo rivoluzionario, Hilarion ha affermato che “l’attuale indebolimento del cristianesimo nel mondo occidentale richiama la situazione dell’impero russo prima del 1917”, quando si è verificata nel corso di diversi anni “una fuga dalla fede dell’aristocrazia e dell’intellighentsia, cui è seguita quella di buona parte della popolazione”. È la valutazione dello stesso patriarca Kirill, che in recenti interventi ha attribuito la principale responsabilità della tragedia rivoluzionaria alle colpe dell’élite intellettuale e sociale russa.
Dopo le guerre mondiali che hanno stravolto la geografia e le istituzioni del continente europeo, ha proseguito Hilarion, l’Occidente ha cercato di fermare l’espansione della propaganda ateista e dell’ideologia comunista, guidato principalmente dalla Chiesa cattolica: “Il Vaticano ha basato la sua lotta anticomunista sull’unità europea, grazie all’azione dei partiti cristiano-democratici dell’Europa occidentale… papa Pio XII ha sostenuto la creazione di una Comunità europea, come missione storica dell’Europa cristiana”.
Il suicidio dell’identità cristiana
Ricordando i fondatori dell’Europa unita, come Schumann, Adenauer e De Gasperi, il vescovo russo ha osservato che la loro ispirazione è stata in seguita completamente disattesa, negando anche negli stessi documenti costitutivi le radici cristiane dell’Europa. Oggi, a suo parere, “nell’Europa contemporanea si è affermato il monopolio dell’idea secolare. La sua manifestazione è la discriminazione della visione religiosa nell’ambito sociale”. Sui temi etici della famiglia, della difesa della vita e della concezione naturale dell’orientamento sessuale, secondo Hilarion, l’Europa si avvia ormai al completo suicidio della propria stessa identità, avviandosi verso la crisi demografica e sociale: “In Europa in futuro vivranno altri popoli, con altre fedi, altre culture e altri paradigmi valoriali”. La causa di tutto ciò è l’estremizzazione dell’ideologia liberale, che porta a escludere la religione per favorire “la realizzazione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali in tutti i campi della vita civile, economica, politica, sociale e culturale”.
Concludendo il suo intervento, il metropolita Hilarion ha rivolto un appello all’unione delle Chiese contro la definitiva scomparsa dell’Europa cristiana: “Nelle attuali condizioni di oppressione da parte di gruppi di potere che propongono idee incompatibili con i punti di vista tradizionali della morale cristiana, è indispensabile unire gli sforzi delle Chiese per contrastare tali processi, agire insieme sia nel campo dell’informazione e del sostegno giuridico, sia nella propagazione dei valori cristiani comuni a tutti i livelli… i cristiani d’Europa si devono stringere a difesa dei valori sui quali per secoli è stato costruito il continente, e ascoltino i lamenti e le sofferenze dei cristiani di ogni parte del globo, sentendoli come propri”.
La Santa Russia, in cui rinasce la fede cristiana, si sente dunque non soltanto parte dell’Europa, ma di nuovo chiamata a guidare una missione di salvezza del continente e del mondo intero.
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