Hariri chiama milioni di persone in piazza per dire no a Hezbollah, Siria e Iran
Durante una manifestazione per commemorare l’assassinio del padre Rafik Hariri, l’ex premier ha affermato: “Il 14 marzo scenderemo in piazza per dire no al tradimento della convivenza tra la popolazione libanese, no alla presenza armata di Hezbollah, no a fare entrare il Libano nell’asse Iran, Syria, Hezbollah”. Hariri ha sottolineato che non entrerà a far parte del nuovo governo di Najb Mukati, eletto lo scorso 25 gennaio, grazie all’appoggio di Hezbollah.
Lo scorso 13 gennaio il gruppo sciita ha abbandonato il governo di unità nazionale fondato nel 2008, costringendo Saad Hairi a rassegnare le dimissioni. La scelta del gruppo sciita è legata in modo stretto alla questione del Tribunale speciale sul Libano (Tsl), incaricato di un’inchiesta sull’assassinio – avvenuto nel 2005 - del premier Rafic Hariri, allora leader incontestato della comunità sunnita. Di fatto, l’opposizione, dominata dall’Hezbollah sciita, reclamava – e reclama ancora – che la maggioranza sconfessi quel tribunale, formato sulla base del cap. 7 della carta dell’Onu, sotto il pretesto che esso “strumento di Israele e Usa”.
La crisi di potere presente in Libano e le recente caduta del presidente egiziano Mubarak hanno fatto crescere la tensione tra miliziani sciiti e Israele. Oggi, il Primo ministro israeliano Netanyahu, ha risposto alle dichiarazioni del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah che nei giorni scorsi ha dichiarato di poter prendere la Galilea in caso di un nuovo conflitto con Israele. “Hezbollah non potrà mai prendere la Galilea – ha affermato - abbiamo un forte esercito e una nazione unita e abbiamo provato a fare la pace con tutti i nostri vicini, ma l'esercito è preparato e pronto a difendere Israele contro qualsiasi nemico." Lo scontro è iniziato il 15 febbraio scorso, quando Ehud Barak, ministro israeliano della difesa, che ha citato la sconfitta dei miliziani islamici durante il conflitto del 2006, durante una visita nel nord di Israele al confine con il Libano.
Intanto, preoccupano le due navi da guerra iraniane, avvistate ieri nel mar Rosso dall’intelligence israeliana, secondo la quale potrebbero attraversare nei prossimi giorni il Canale di Suez per fare rotta verso la Siria. Oggi, Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri israeliano ha definito il gesto una provocazione, ma ha sottolineato che le due navi non costruiscono una minaccia militare per Israele. Per il momento il governo ad interim egiziano ha assicurato che dall’Iran nessuno ha ancora chiesto l’utilizzo del canale.