Hariri a Obama: il tempo va contro coloro che credono in una pace giusta in Medio Oriente
Il premier libanese nel suo incontro con il presidente americano ha sostenuto che “mai come ora” gli arabi sono pronti alla pace con Israele, ma che essi sono frustrati e scettici di fronte agli sviluppi della situazione. La preoccupazione Usa per gli Scud siriani a Hezbollah.
Beirut (AsiaNews) - L’orologio “va contro coloro che credono in una pace giusta” per il Medio Oriente, ma, mentre “mai come ora” il mondo arabo è pronto a porre fine all’ostilità con Israele, i musulmani provano “frustrazione e scetticismo” di fronte agli sviluppi della situazione. E’ il messaggio che il Primo ministro libanese Saad Hariri ha portato al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel lungo colloquio svoltosi ieri sera alla Casa Bianca. Secondo Hariri, il fallimento dei tentativi di arrivare alla pace darà nuovo vigore agli estremisti, con esiti drammatici.
La prima visita del premier del Paese dei cedri negli Usa, dopo l’accordo che ha portato alla creazione di un governo di unità nazionale, è stata centrata sulle prospettive di pace e sulle minacce che ad essa sono poste da questioni come l’accusa israeliana alla Siria di fornire a Hezbollah missili Scud, in grado di colpire gran parte delle città israeliane. In proposito, Obama, secondo quanto riferito dalla Casa Bianca, “ha insistito sulla minaccia” che tale trasferimento rappresenta e sulla “violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza”, che impone il disarmo delle milizie. Hariri ha smentito le accuse israeliane, per le quali il suo governo sostiene il diritto di Hezbollah di armarsi contro la minaccia di un attacco israeliano, ma ha detto di “non aver parlato di missili, ma di pace” e del diritto dei palestinesi di “avere un loro Stato con capitale Gerusalemme”.
Hariri, insomma, ha cercato in primo luogo di premere sull’amministrazione Obama perché intensifichi i suoi sforzi per spingere Israele a cercare un accordo di pace. Secondo fonti vicine alla delegazione libanese, citate dall’Orient Le Jour, “il bilancio di questa giornata può essere riassunto in cinque punti fondamentali. Prima di tutto i responsabili Usa hanno ribadito a Hariri il loro impegno a far avanzare il processo di pace attraverso il dialogo e i negoziati. Essi hanno peraltro rinnovato il loro sostegno per il rispetto e la salvaguardia della sovranità e dell’indipendenza del Libano, che non saranno il prezzo di un qualsiasi accordo regionale”. Ancora: “applicazione delle risoluzioni internazionali come condizione sine qua non per giungere a una pace giusta e globale”; “esse costituiscono la base sulla quale tutti i problemi possono essere regolati, compreso quello delle armi extra-legali. E infine, ultimo punto cruciale, rifiuto comune della violenza, che non potrebbe portare ad alcun risultato”.
Nel resoconti della Casa Bianca, Obama ha parlato con Hariri anche degli sforzi americani per nuove sanzioni contro Teheran, a causa del programma nucleare iraniano, anche nella prospettiva della presidenza libanese del Consiglio di sicurezza, a partire dal 31 maggio. Fonti diplomatiche sostengono che Beirut ha chiesto ai membri permanenti del Consiglio - Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia – di non proporre votazioni sulle sanzioni durante il periodo della sua presidenza, vista la presenza dei filo-iraniani Hezbollah nel governo. (PD)
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