10/10/2024, 14.00
COREA DEL SUD
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Han Kang la prima donna asiatica premio Nobel per la letteratura

Scelta dall'Accademia di Stoccolma per la sua capacità di affrontare "i traumi storici e la fragilità umana", l'autrice 53enne è anche la prima coreana ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento. Accanto a "La vegetariana" - il suo romanzo più famoso - nei suoi libri si è confrontata anche con le ferite collettive del suo Paese, come il massacro compiuto nel 1980 dai militari a Gwangju, la sua città natale.

Stoccolma (AsiaNews) - Il premio Nobel per la letteratura va per la prima volta a una scrittrice asiatica. Il Comitato che assegna il prestigioso riconoscimento ha annunciato oggi a Stoccolma che per il 2024 la scelta è caduta su Han Kang, autrice coreana di 53 anni, premiata - recita la motivazione ufficiale - "per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici e mette a nudo la fragilità della vita umana".

Quello ad Han Kang è il primo Nobel per la letteratura assegnato a un autore coreano e il secondo Nobel in assoluto per il Paese: l'unico precedente, infatti, finora era il premio Nobel per la pace conferito nel 2000 all'allora presidente Kim Dae-jung. La scelta degli accademici di Stoccolma riflette in qualche modo anche la crescita dell'interesse per la cultura coreana a livello globale, che dalla musica alle serie tv ha guadagnato un'immensa popolarità in tutto il mondo.

Figlia lei stessa di uno scrittore coreano - Han Seung-won - la premio Nobel Han Kang è nata a Gwangju il 27 novembre 1970. Cresciuta a Seoul dove ha frequentato l'Università Yonsei, ha esordito nel 1993 con la pubblicazione di una raccolta di poesie per poi passare alla prosa. Autrice poliedrica si è affermata a livello internazionale con la traduzione del suo romanzo La vegetariana, scritto nel 2007 e vincitore nel 2016 dell'International Booker Prize. Narra la storia di una donna la cui scelta di smettere di mangiare carne si trasforma in una catena profonda di ferite con la sua cerchia familiare con conseguenze devastanti. Proprio l'intreccio profondo tra la materialità del corpo e i meandri dello spirito è uno dei tratti caratterizzanti della sua scrittura.  

Altra sua opera estremamente significativa è Atti umani, un romanzo scritto nel 2014 e dedicato alla strage di Gwangiou del 1980, una delle pagine più atroci della repressione militare dei movimenti democratici in Corea del Sud. Han Kang la ripercorre cercando di dare voce a tutte le vittime della storia e sceglie per la narrazione un espediente particolare: sono le anime dei morti, separate dai loro corpi, ad assistere al proprio annientamento e a raccontarlo.

Non dico addio, uscito in coreano nel 2021 e ancora in via di pubblicazione nella traduzione inglese, guarda invece a un'altra ferita della storia coreana: il massacro dell'isola di Jeju, tra il 1948 e il 1949, con migliaia di persone uccise per una rivolta bollata con il marchio del collaborazionismo con le forze comuniste. "Questo libro - scrive il presidente del Comitato Nobel Anders Ollson, nel profilo dedicato ad Han Kang - ritrae il processo di lutto condiviso intrapreso dalla narratrice e dalla sua amica Inseon: entrambe, molto tempo dopo l'evento, portano con sé il trauma associato alla catastrofe che ha colpito i loro parenti. Con immagini tanto precise quanto condensate, Han Kang non solo trasmette il potere del passato sul presente, ma traccia anche, con altrettanta forza, gli inflessibili tentativi delle amiche di riportare alla luce ciò che è caduto nell'oblio collettivo e di trasformare il loro trauma in un progetto artistico comune, che dà il titolo al libro".

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