Han Dongfang: le Olimpiadi e la giustizia sul lavoro
Pechino (AsiaNews) – Olimpiadi 2008: solo una vetrina per l’ambizione dei governanti o un punto di partenza per migliorare la vita della popolazione? Il China Labour Bullettin, pubblicazione non governativa che vuole migliorare la vita della gente, esamina i recenti comportamenti del governo, per capire che Olimpiadi saranno.
Han Dongfang, direttore del Clb e creatore del primo sindacato non di partito in Cina, osserva che “l’attività per preparare e ospitare le Olimpiadi è stata molto politicizzata [dalle autorità] e c’è il pericolo che il fine del governo di dimostrare la sua grandezza attraverso i Giochi possa oscurare e far trascurare i problemi che la popolazione cinese affronta ogni giorno”.
Finora, anzi, le Olimpiadi hanno aggravato alcuni problemi. Per realizzare in tempi rapidi le ambiziose strutture olimpiche, un esercito di migranti ha lavorato in cantieri ad alto rischio, senza contratto di lavoro né assicurazione medica, spesso al di fuori di ogni sindacato e della possibilità di avere contratti collettivi con migliori condizioni.
Più in generale, il governo non svolge adeguata opera di controllo sul lavoro ma interviene solo quando scoppia uno scandalo. Come quando a giugno il Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici di Pechino ha revocato la licenza di una ditta e sospese altre 3 per avere usato lavoro minorile per produrre articoli collegati alle Olimpiadi. “Il governo – viene osservato - invece di limitarsi a punire i datori di lavoro colti in fallo, dovrebbe dare ai lavoratori gli strumenti per una tutela diretta dei loro interessi, con organizzazioni sindacali libere e il diritto di sciopero”.
Al contrario, appare in atto una severa censura contro ogni critica e il governo si preoccupa anzitutto di evitare che i problemi emergano. Il 29 giugno, quando a Mianyang (Sichuan) oltre 3mila operai della Shuangma Cement Plant sono scesi in sciopero contro alcune proposte economiche della ditta, il governo locale ha anzitutto provveduto a isolare la città, far circondare la fabbrica dalla polizia e rimuovere tutti i siti internet che parlavano della protesta. Quando il 19 luglio si è saputo che a Jinzhou nel Liaoning gli autisti di autobus hanno scioperato, le autorità si sono preoccupate di censurare la notizia, piuttosto che di discutere i problemi.
Con l’approssimarsi dei Giochi è aumentata la censura. Negli ultimi mesi il governo ha ammonito i giornalisti cinesi di non riportare notizie “false”, ne ha limitato i movimenti e ha chiuso siti web e blog critici, seppure dichiara che durante le Olimpiadi i giornalisti esteri avranno completa libertà. Sono punite persino critiche di sapore goliardico: a fine luglio nell’Hainan due insegnanti liceali sono stati condannati a 15 giorni di detenzione amministrativa per avere messo su internet canzoni con critiche a funzionari locali.
Al contrario, Han ritiene che il primo passo per risolvere ogni problema sia non avere paura di parlarne. Osserva che l’organizzazione dei Giochi non deve far trascurare problemi endemici come la mancanza di fondi per l’istruzione e la sanità pubblica. “Non possiamo ignorare – dice – che mentre nella Capitale si svolge una celebrazione internazionale di giovinezza, vigore fisico e vitalità, è in pericolo la salute dell’intera Nazione”.