Hamas sarà costretta alla pace con Israele: lo vogliono gli elettori
Nabil Kukali, direttore e fondatore del Palestinian Centre for Palestine Opinion spiega ad AsiaNews i perché della vittoria di Hamas e le ragioni del voto palestinese.
Gerusalemme (AsiaNews) "Hamas entrerà nel processo di pace perché non vi sono alternative. Il popolo palestinese ha votato per loro per punire l'insulsaggine e gli errori di Fatah. Ma la gente, almeno il 78%, vuole la pace con Israele e un miglioramento delle condizioni economiche. Hamas non può ignorare questa volontà popolare". Chi parla è Nabil Kukali, direttore e fondatore del Palestinian Centre for Palestine Opinion, che dal '94 studia l'opinione pubblica palestinese. Kukali, cristiano, è anche professore alla Hebron University, in una delle zone più scottanti della Cisgiordania, considerata una roccaforte di Hamas.
Il prof. Kukali sta per pubblicare un'inchiesta sulle ragioni del voto palestinese, dopo la vittoria di Hamas alle elezioni parlamentari. Dai risultati dell'inchiesta si conclude che se Hamas vuole continuare ad avere l'appoggio della popolazione, deve cambiare tattica e programma: "Finchè Hamas non era al governo, poteva 'resistere', ma se entra nel governo non potrà dialogare e 'resistere' nello stesso tempo".
Sulle preoccupazioni espresse da cristiani e musulmani moderati su una possibile deriva fondamentalista della legislazione, il prof. Kukali è sbrigativo: "Noi cristiani viviamo qui dai tempi di Cristo e non possono buttarci fuori. Vedremo l'evoluzione fra qualche mese. Penso però che la percezione maggiore fra i palestinesi è che siamo un unico popolo, musulmani e cristiani, gente di Hamas e di Fatah".
Ecco l'intervista completa rilasciata ad AsiaNews.
Prof. Kukali, come vede la situazione dopo la vittoria di Hamas alle elezioni?
Mi permetta di dire anzitutto che le elezioni sono state un successo per la democrazia. È un passo importante perché la Palestina diventi un vero e proprio stato moderno. Ora è importante continuare così. Saremo il primo stato democratico nel medio oriente arabo dopo il Libano e l'Iraq.
Cosa risponde alle preoccupazioni della comunità internazionale verso Hamas?
In Hamas vi è un nuovo punto di partenza. Ieri ho visto nella tivu locale un membro di Hamas che ha dichiarato: "non è un peccato stringere la mano a un israeliano, anche se è un soldato israeliano". Vi è qualche segno di cambiamento. Se tu sei fuori del governo, puoi fare tutto quello che vuoi. Ma se tu sei eletto e devi costruire un governo, è un'altra storia. Per giudicare Hamas nel governo, dovremo vedere chi diventa Primo Ministro. Per adesso vi è molto dialogo all'interno di Hamas, con posizioni differenti.
I palestinesi sostengono la lotta di Hamas?
Hamas ha vinto in Palestina per due motivi fondamentali: primo, erano stufi di Fatah e della sua corruzione e volevano cambiare. Secondo, perché la maggioranza della popolazione palestinese almeno il 78% , secondo nostri dati - vuole la pace con Israele e vuole un miglioramento dell'economia. La scelta era fra Fatah e Hamas. I palestinesi hanno scelto Hamas per punire l'insulsaggine e gli errori di Fatah, al potere dal 1994.
L'agenda della popolazione palestinese è diversa dall'agenda di Hamas. Il popolo vuole negoziare con Israele e dobbiamo conservare gli aiuti della comunità internazionale e percorrere la road map stabilita con il quartetto. Finchè Hamas non era al governo, poteva "resistere", ma se entra nel governo non potrà dialogare e "resistere" nello stesso tempo.
La mia impressione è che Hamas entrerà nel processo di pace perché non vi sono alternative. Se Hamas rifiuta cosa succederà? Israele continuerà a costruire il muro, isolando i palestinesi. Intanto la comunità internazionale, l'Unione Europea e gli Usa fermeranno gli aiuti e sarà il disastro. Hamas è intelligente e capirà.
In fondo in Palestina è successo quello che è avvenuto in Israele nel '76, quando i labouristi hanno perso il potere a favore del Likud. Da troppo tempo la gente è frustrata, ma questo non significa che essa non vuole la pace con Israele o che si disinteressa dell'economia del paese e degli aiuti, o che l'agenda di Hamas è buona. L'unico significato del voto è che la gente voleva sfidare Fatah.
C'è qualche segno di cambiamento in Hamas?
Vi è un cambiamento di attitudine. E quando Hamas sarà nel governo, cambierà ancora di più. Hamas ha bisogno di dialogare con Israele e non può delegare altri a fare questo compito. La gente non vuole più come capo qualche membro di Fatah. Nello stesso tempo, l'unico vero desiderio della popolazione è la pace con Israele, per migliorare le condizioni economiche. Se Hamas tradisce queste aspettative, il governo rischia di cadere e si andrebbe verso nuove elezioni.
Diversi palestinesi, cristiani e musulmani, temono la crescita del fondamentalismo islamico e leggi ispirate alla Sharia
La Palestina ha già le sue leggi e non è facile per Hamas cambiarle. Io sono cristiano e sono fra i pochi a lavorare alla università di Hebron, che è una delle sedi più forti di Hamas. Ma io non ho alcun problema. Noi cristiani viviamo qui dai tempi di Cristo e non possono buttarci fuori. Vedremo l'evoluzione fra qualche mese. Penso però che la percezione maggiore fra i palestinesi è che siamo un unico popolo, musulmani e cristiani, gente di Hamas e di Fatah.
Certo, occorre aiutare i cristiani a rimanere in questa terra e a non farli emigrare: voi cristiani occidentali dovreste aiutarci sostenendo il turismo religioso e i pellegrinaggi. Una volta noi cristiani eravamo il 15% della popolazione; oggi siamo l'1,5%. Abbiamo bisogno di contatti che aiutino l'economia palestinese dei cristiani a trovare nuovi mercati e migliorare e a sostenere la nostra vita. Vedremo come si evolve la situazione. Per ora nel parlamento palestinese vi sono 6 o 7 deputati cristiani.