Hama: continua l’offensiva "senza umanità" dell’esercito siriano contro i ribelli
Il bilancio totale delle violenze ha superato i 160 morti. Ieri altre tre vittime negli scontri fra i fedelissimi di Assad e i manifestanti. Il segretario generale Onu Ban Ki-moon esprime frustrazione e invita il presidente siriano a risolvere la situazione in “modo pacifico”. Per il secondo giorno il Consiglio di sicurezza non raggiunge l’accordo sulla Siria.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Continua l’offensiva delle forze di sicurezza siriane nella città di Hama, teatro da diversi giorni di violenti scontri fra le truppe fedeli al presidente Bashar al-Assad e i dissidenti. Gli attivisti riferiscono che ieri sono state uccise altre tre persone, che si aggiungono alle 140 massacrate il 31 luglio dall’esercito; il bilancio totale delle vittime in città ha superato i 160 morti. Intanto il segretario generale Onu Ban Ki-moon accusa il presidente siriano di aver “perso completamente il senso di umanità”, ma il Consiglio di sicurezza per il secondo giorno consecutivo non riesce a raggiungere un accordo su una possibile risoluzione di condanna contro Damasco.
I morti e le violenze ad Hama e nelle zone teatro della rivolta hanno provocato dure condanne a livello internazionale. Ban Ki-moon manifesta ira e frustrazione per “le numerose dichiarazioni” rilasciate dall’inizio della repressione, in cui invitava il presidente Assad “con il quale ho parlato più volte” a risolvere la situazione “in modo pacifico”.
Tuttavia anche in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite permane una situazione di stallo. Per il secondo giorno consecutivo i 15 Paesi membri non hanno raggiunto l’accordo su una possibile mozione di condanna verso il regime di Damasco, per l’opposizione di Cina e Russia. Fonti interne parlano di “progressi” fra i delegati, ma restano profonde “divisioni” sulle misure da attuare.
Intanto continua le manifestazioni di dissenso contro il regime, nonostante le offensive dell’esercito. Nella notte del 2 agosto vi sono state dimostrazioni a Homs e in diversi villaggi circostanti; scene analoghe si sono registrate anche nelle città costali di Latakia e Baniyas. Ma l’attenzione resta concentrata su Hama, dove da alcuni giorni è in atto una violenta offensiva dei militari fedeli al regime, che solo ieri ha causato altri tre morti.
Hama, città di 800mila abitanti nella Siria centrale, è uno dei bastioni della rivolta anti-regime e riveste un ruolo particolare nella storia recente del Paese. Nel 1982 l’allora presidente Hafez al-Assad, padre di Bashar, ha inviato l’esercito per sedare una rivolta dell’opposizione sunnita, guidata dai Fratelli musulmani. La repressione ha causato decine di migliaia di morti e raso al suolo la città.
Attivisti per i diritti umani riferiscono che dall’inizio della rivolta in Siria, nel marzo scorso in occasione della Primavera araba, sarebbero state uccise almeno 1992 persone, tra cui 1618 civili e 374 membri dell’esercito o delle forze di sicurezza. Tuttavia è impossibile confermare i numeri per la mancanza di fonti indipendenti nel Paese, in cui vige una stretta censura delle autorità.
I morti e le violenze ad Hama e nelle zone teatro della rivolta hanno provocato dure condanne a livello internazionale. Ban Ki-moon manifesta ira e frustrazione per “le numerose dichiarazioni” rilasciate dall’inizio della repressione, in cui invitava il presidente Assad “con il quale ho parlato più volte” a risolvere la situazione “in modo pacifico”.
Tuttavia anche in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite permane una situazione di stallo. Per il secondo giorno consecutivo i 15 Paesi membri non hanno raggiunto l’accordo su una possibile mozione di condanna verso il regime di Damasco, per l’opposizione di Cina e Russia. Fonti interne parlano di “progressi” fra i delegati, ma restano profonde “divisioni” sulle misure da attuare.
Intanto continua le manifestazioni di dissenso contro il regime, nonostante le offensive dell’esercito. Nella notte del 2 agosto vi sono state dimostrazioni a Homs e in diversi villaggi circostanti; scene analoghe si sono registrate anche nelle città costali di Latakia e Baniyas. Ma l’attenzione resta concentrata su Hama, dove da alcuni giorni è in atto una violenta offensiva dei militari fedeli al regime, che solo ieri ha causato altri tre morti.
Hama, città di 800mila abitanti nella Siria centrale, è uno dei bastioni della rivolta anti-regime e riveste un ruolo particolare nella storia recente del Paese. Nel 1982 l’allora presidente Hafez al-Assad, padre di Bashar, ha inviato l’esercito per sedare una rivolta dell’opposizione sunnita, guidata dai Fratelli musulmani. La repressione ha causato decine di migliaia di morti e raso al suolo la città.
Attivisti per i diritti umani riferiscono che dall’inizio della rivolta in Siria, nel marzo scorso in occasione della Primavera araba, sarebbero state uccise almeno 1992 persone, tra cui 1618 civili e 374 membri dell’esercito o delle forze di sicurezza. Tuttavia è impossibile confermare i numeri per la mancanza di fonti indipendenti nel Paese, in cui vige una stretta censura delle autorità.
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