Gujarat: tra pochi giorni ci sarà una legge anti-conversioni
New Delhi (AsiaNews) – Il governo del Gujarat, controllato dal Partito Bharatiya Janata (Bjp), nazionalista indù, ha deciso il 1 agosto di far rivivere una vecchia legge anti-conversioni, approvata dal parlamento nel 2003 ma poi mai promulgata. E’ la risposta alla richiesta del governatore Nawal Kishore Sharma, nei giorni scorsi, di modificare l’attuale legge nel rispetto dell’art. 25 della Costituzione indiana, che riconosce a tutti il diritto a professare, praticare e predicare la propria religione.
La legge del 2003 non è stata promulgata, sebbene avesse l’approvazione dell’allora governatore, perché ha suscitato diffuse proteste nello Stato perché viola la libertà personale. Tra l’altro, la legge accusa “potenze straniere” di essere dietro le conversioni religiose e prevede che per convertirsi da una religione ad un’altra sia necessario darne notizia al governo.
Ma ora Amit Shah, ministro dell’Interno, dice che occorre solo completare la procedura per portarla in vigore e prevede di farlo in 8-10 giorni.
La decisione segue il rigetto da parte di Sharma di alcuni emendamenti all’attuale legge sulla libertà religiosa, che vogliono comprendere nell’induismo anche il buddismo e il jainismo (antica religione indiana). In questo modo diventare buddisti o jainisti non è considerato una conversione ed è del tutto libero, mentre permangono ostacoli per passare, ad esempio, dall’induismo all’islam o al cristianesimo.
Gli oppositori politici accusano il capo ministro Narendra Modi di volersi così riacquistare i favori di molti elettori in vista le elezioni politiche nello Stato previste tra qualche mese, rinsaldando i legami con la sua base indù e con il Bjp, per il quale è capo ministro dal 2001.
Sajan George, presidente del Global Council dei cristiani indiani, importante gruppo legale con sede a Bangalore, commenta ad AsiaNews che “il governo del Gujarat deve ritirare questa legge draconiana sulla libertà religiosa. Questa legge – nella forma originaria in cui fu approvata il 26 marzo 2003 - viola i diritti costituzionali dei cittadini e crea divisioni. L’art. 25 della Costituzione indiana e l’art. 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo garantiscono a ognuno il diritto di pregare, diffondere e praticare la propria religione e di scegliere la religione seguendo soltanto la propria coscienza”.