Guangdong, migliaia di migranti contro le autorità ma anche contro i residenti
Shanghai (AsiaNews/Agenzie) – Guerriglia urbana a Zengcheng, nel Guangdong centrale , dove ieri solo una massiccia presenza di polizia ha impedito a migliaia di manifestanti, lavoratori migranti del Sichuan, di assalire locali e distruggere automobili dei residenti. Intanto a Lichuan, nell’Hubei, almeno 5 funzionari sono stati arrestati o sospesi per responsabilità nella morte di Ran Jianxin.
Ieri nel Guangdong alle 9 di sera oltre 1.000 migranti hanno marciato lungo la via principale della città di Xintang. La polizia ha impedito loro di entrare nel quartiere di lusso di Phoenix City. Secondo notizie via internet, i dimostranti hanno iniziato a fracassare autoveicoli in sosta, la polizia li ha attaccati con gas lacrimogeno ma loro si sono raggruppati e hanno proseguito le violenze.
La protesta è esplosa il 10 giugno nel pomeriggio, dopo che personale di sicurezza ha maltrattato la migrante ventenne incinta Wang Lianmei del Sichuan, davanti a un supermercato del villaggio di Dadun a Xintang. Le guardie di sicurezza hanno detto che volevano impedire il commercio ambulante fatto dalla donna. L’episodio ha però scatenato la protesta dei migranti del Sichuan, presenti in gran numero a Xintang e Guangzhou, che sono scesi in piazza a centinaia, forse migliaia, assalendo auto della polizia ed edifici pubblici. La notte del successivo 11 giugno i migranti hanno pure assalito e incendiato autoveicoli in sosta, fracassato finestre e vetrine. Ieri la massiccia presenza di polizia non ha impedito nuove manifestazioni, i residenti si sono sbrigati a chiudere i negozi e allontanarsi. Almeno 25 persone sono state arrestate.
Ma il dato significativo è che la protesta dei migranti si è rivolta non solo contro le autorità e la polizia, ma anche contro i residenti nella città, specie nei quartieri di lusso, a dimostrazione della grande esasperazione dei migranti che, non potendo prendere la residenza nella città dove lavorano, da decenni sono privi di elementari diritti (istruzione, sanità, casa), nell’indifferenza generale.
Intanto a Lichuan (Hubei) c’è una calma tesa, dopo giorni di proteste per la morte “sospetta” di Ran, politico che difendeva gli interessi della popolazione contro un esproprio. Ran è morto in circostanze non chiarite mentre era detenuto dalla polizia per accuse di corruzione. Su internet sono state messe fotografie del suo corpo con segni di percosse e di torture e la sua famiglia dice che è stato “punito” per una sua precedente accusa di corruzione contro un funzionario superiore, in un esproprio terriero.
Il noto economista Willy Wo-lap Lam, professore di Storia all’Università Cinese di Hong Kong, osserva che “la popolazione è frustrata” per il “sistematico sfruttamento dei nullatenenti, di chi è al fondo del barile”. Aggiunge che “il formidabile meccanismo statale di controllo è ancora valido. Io non penso che il regime possa essere rovesciato da una Rivoluzione dei gelsomini stile cinese”.
Secondo i dati del ministro della Finanza, nel 2010 la Cina ha speso più per la sicurezza interna che per la difesa nazionale, .
Sun Liping, professore di Sociologia all’Università Tsinghua di Pechino, dice che l’anno scorso ci sono state 180mila proteste di massa, dimostrazioni e scioperi. Le proteste sono spesso generate da motivi economici, come espropri di terre con bassi indennizzi. La popolazione, vessata da funzionari corrotti, pestata dalla polizia, priva di qualsiasi via per far valere i suoi diritti, finisce per scendere in piazza, o addirittura per compiere gesti di violenza clamorosa: come Qian Mingqi che il 26 maggio è morto nell’esplosione di bombe da lui messe in edifici pubblici. Protestava perchè non riusciva ad ottenere giustizia dopo aver subito alcuni espropri di terre e case.