Grazie alla vittoria del suo partito, Gul torna a sognare la presidenza della Repubblica
Bocciato a maggio dal Parlamento, il ministro degli Esteri parla della sua possibile candidatura. Ma l’idea di un islamico con la moglie velata a capo dello Stato trova l’opposizione della classe dirigente e soprattutto dell’esercito.
Ankara (AsiaNews) – Abdullah Gul ci riprova: vuole diventare presidente della Repubblica. Bocciato a maggio dal Parlamento, il Ministro degli esteri, forte della schiacciante vittoria del suo partito, l’AKP, alle elezioni di domenica scorsa, dove ha ottenuto il 46% dei voti, torna a proporsi. “Nessuno – ha detto ieri – può imporre un bando politico ad altri. E’ fuor di dubbio che io posso decidere di candidarmi”.
Gul seppure non ha voluto esplicitare la sua candidatura, affermando che “non c’è bisogno di affrettare le cose”, ha aggiunto che si possono ottenere progressi “nella direzione indicata dai risultati” elettorali e che “non si possono ignorare i segnali venuti dalla maggioranza della popolazione”,
La corsa del ministro degli esteri verso la presidenza della Repubblica trova la netta opposizione dell’establishment amministrativo e soprattutto dell’esercito – del quale diventerebbe formalmente il capo - a causa della sua appartenenza al fronte islamico. Sua moglie porta sempre il velo – che la legge turca vieta negli uffici pubblici – e per questo non ha mai preso parte ai ricevimenti del capo dello Stato, Ahmet Necdet Sezer, fermo partigiano della “laicità” turca.
Il no all’aspirazione di Gul alla presidenza della Repubblica è stato uno degli slogan ricorrenti durante le manifestazioni “laiche” di maggio, con la folla che scandiva: “La Turchia è laica e resterà laica” e “No alla sharia al palazzo presidenziale”.
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