Governo filippino e ribelli comunisti, possibile trattato di pace tra 18 mesi
"I nostri incontri sono stati difficili – afferma Alex Padilla negoziatore per il governo di Manila – e sono emersi problemi a prima vista insormontabili". “Tuttavia - aggiunge - i colloqui sono stati sinceri e schietti e si sono mantenuti nello spirito di buona volontà e rispetto per le parti". Per gli esperti gli accordi sono ancora troppo generici e vi è ancora il rischio di un fallimento. Manila ha promesso la liberazione di 14 detenuti comunisti, a tutt’oggi in carcere e la possibile uscita di altri quattro detenuti. Da parte loro i ribelli si sono impegnati a rilasciare un numero imprecisato di persone tenute prigioniere nei loro campi. Tuttavia, i ribelli si rifiutano di rinunciare alla riscossione delle tasse raccolte ogni mese dai guerriglieri nei villaggi controllati dall’Npa.
"Vogliamo mettere a fuoco l'accordo nella sua globalità – precisa Padilla - e non su questioni particolari che potrebbero far deragliare l’agenda dei negoziati". "Una volta che ci sarà piena fiducia – aggiunge - siamo d’ accordo con l'Ndf che le entità presenti nei villaggi si uniranno a quelle statali e le tasse rivoluzionarie saranno integrate a quelle pubbliche”.
La guerriglia tra esercito filippino e ribelli comunisti dell'Npa, dura dal 1968. Essa ha provocato migliaia di morti e distrutto l’economia nelle aree rurali delle regioni centrali del Paese. Colloqui fra governo e ribelli sono avvenuti a fasi alterne e si sono arenati nel 2004 con l’inserimento dell'Ndf nei gruppi terroristici. A tutt’oggi fanno ancora parte dell’Npa circa 4.500 guerriglieri. I villaggi controllati dai ribelli sono invece 1.301. Questi sono concentrati soprattutto nelle province di Marinduque, Bohol, Romblon, Lyte e Misamis, tutte situate nell’arcipelago di Visayas (Filippine centrali).