Governo Fukuda: una svolta nella politica di Tokyo
di Pino Cazzaniga
Il Paese del sol levante passa da un premier fortemente caratterizzato dalla volontà di restituire al Paese l’orgoglio perduto ad uno che ha profonda avversione per la guerra e del quale tutti riconoscono le grandi capacità di diplomatico e mediatore.
Tokyo (AsiaNews) – L’esordio è vincente: un sondaggio dello Yomiuri Shimbun mostra che il 58% dei giapponesi approva il nuovo primo ministro, Yasuo Fukuda, in carica da appena due giorni. I votanti sentono da lui “un senso di stabilità”, ben diverso dal clima che si respirava con il predecessore, Shinzo Abe, ed è piaciuta la sua decisione di estendere la missione navale che rifornisce di carburante e supporto logistico le truppe americane impegnate in Afghanistan.
La nomina a premier di Yasuo Fukuda (71 anni) ad un anno preciso dalla elezione del predecessore, Shinzo Abe, sembra una conferma di quanto scrive Tom Plate, analista del The Strait Times: il Giappone è ammirevole per la sua leggendaria abilità tecnica, il suo esemplare sistema di istruzione e le sue impressionanti conquiste nell’elettronica. “Ma c’è una brutta cosa: il suo sistema politico”. Secondo Plate, la psicologia del “consenso di gruppo” è la causa dell’instabilità di governo. L’osservazione è vera ma incompleta. Fino a una decina di anni fa in Giappone i primi ministri erano il prodotto del consenso del gruppo dirigente del Partito liberal-democratico (LDP) attorno al quale si coagulava quello delle varie correnti. La conseguenza era che si cambiava governo ma non politica.
Ma dall’inizio del secolo, il consenso inetto al partito sta cedendo il posto o, almeno, è sostanzialmente condizionato da quello popolare. Sia la repentina ascesa e la lunga permanenza al governo dell’eccentrico Junichiro Koizumi che l’altrettanto repentina e umiliante caduta di Shinzo Abe si devono rispettivamente al consenso e al dissenso popolare. Koizumi si è presentato con un preciso programma di riforme strutturali deciso a realizzarle a costo di distruggere il (suo) partito, e ha vinto; Abe ha proposto il programma del “bel Giappone” inteso secondo l’ideale nazionalista, e ha perso.
Yasuo Fukuda, .il nuovo premier, è un politico stimato da amici e avversari, dimesso nel comportamento e preciso nelle parole. “La leadership giapponese - scrive l’editorialista dell’Asahi - passa da un giovane politico (Abe 53) che tende ad essere dominato dall’ideologia a un veterano pragmatico e stabile noto per le sue qualità di coordinatore”. Sia come uomo che come politico Fukuda è l’antitesi di Abe. Questi, pur essendo nato nel dopoguerra, è stato educato in una famiglia il cui albero genealogico affonda le radici nell’ambiente nazionalistico pre-bellico.. La sua ambizione politica era di restituire al Giappone quell’orgoglio nazionale che era andato perduto con la sconfitta nella seconda guerra mondiale. Far uscire la nazione dal regime del dopoguerra è stato il suo programma politico. Alcuni suoi principali successi parlamentari, quali il passaggio della legislazione sul referendum per la riforma della costituzione e la nuova legge sull’educazione, si collocano in questa prospettiva.
Assai diverso è l’atteggiamento di Fukuda. Nato a Tokyo nel 1936, suo padre Takeo, allora un burocrate del ministero delle finanze, lo ha portato con i fratelli nella provincia di Gumma a causa dei bombardamenti. Forse la sua avversione per la guerra e la predilezione per il dialogo politico nascono da quella esperienza “La guerra è il risultato di una politica fallita” ripete spesso il neoeletto primo ministro. In varie occasioni, all’interno dell’LDP, si è opposto alle mosse, per affrettare la revisione della costituzione antibellica del 1947.
Fukuda è il primo capo di governo che è figlio di un primo ministro: suo padre Takeo lo è stato dal 1976 al 1978 . Dopo la laurea ha lavorato come qualunque “salary man” per decenni. E’ stato poi segretario del padre ed è entrato in parlamento all’età di 53 anni. Da allora è sempre rimasto dietro le quinte, ma con una capacità di dialogo eccezionale. “La diplomazia, dicono i suoi collaboratori, è la sua grande forza che gli ha permesso di ottener parecchi successi”. Tra l’altro è stato segretario capo del gabinetto, la seconda carica dopo quella di primo ministro, per 1.280 giorni: un primato non superato da altri.
Questa capacità di dialogo è probabilmente la ragione che ha fatto convogliare su di lui le preferenze della stragrande maggioranza dei parlamentari dell’LDP quando si è trattato di scegliere in nuovo presidente del partito.
In politica estera, pur non sottovalutando i legami tradizionali con gli Stati Uniti, favorisce i rapporti con le vicine nazioni dell’Asia, in particolare con la Cina e la Corea del sud. In questo, va riconosciuto, gli ha preparato la strada Abe con le sue fortunate visite a Pechino e Seoul all’inizio del suo mandato.
È probabile che anche il governo di Fukuda non duri oltre la primavera dell’anno prossimo. Ma se così avverrà, ciò non sarà dovuto alla inefficienza del leader, ma alla forza del maggior partito dell’opposizione, il partito democratico del Giappone (Dpj), che, grazie al consenso popolare, divenuto il maggior partito al Senato con la vittoria elettorale del 29 luglio, fa pressione per ottenere lo scioglimento del parlamento, e così realizzare finalmente l’alternanza di governo attraverso un’ulteriore vittoria elettorale.
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