Google e Pechino collaborano ad un nuovo giro di vite sull'informazione libera
Il Dipartimento propaganda del Partito Comunista proibisce l'uso di agenzie di stampa internazionali o i canali satellitari come fonte per le notizie estere. Google: "Non si può fare altro che rispettare le leggi, anche quelle sulla censura"
Pechino (AsiaNews/Scmp) Nuovo giro di vite sull'informazione in Cina: oggi l'Amministrazione statale cinese per la radio, la televisione ed il cinema ha proibito alle stazioni locali di informazione di tutto il Paese di usare le agenzie di stampa internazionali o i canali satellitari come fonte per le notizie estere. Ieri Google ha accettato la censura governativa, eliminando dal suo motore di ricerca ogni riferimento sgradito, come "democrazia", "Tibet" o "Taiwan".
Oggi, 13 aprile, sul sito internet del governo è apparsa il divieto di utilizzare fonti di informazione internazionale. Sono ammesse solo le informazioni divulgate dalla China Central Television e la radio nazionale, entrambe controllate dal Dipartimento propaganda del Partito Comunista, che da parte sua "invita" i giornalisti a "rafforzare la loro sensibilità politica per assicurare uno sviluppo salutare ed ordinato dell'informazione e mantenere una corretta direzione propagandistica".
Ieri, invece, in occasione del lancio della versione cinese del suo motore di ricerca - 'Gu Ge' o 'Valley Song' Google ha risposto alle critiche internazionali sulla censura da loro operata con un lapidario "non ci sono alternative". Eric Schmidt, amministratore delegato di Google, ha spiegato che dal motore di ricerca "sarà escluso il materiale su Taiwan, il Tibet, o argomenti quali la democrazia, giudicati 'troppo sensibili' da Pechino"
Schmidt ha aggiunto di "considerare arrogante l'atteggiamento di chi inizia a operare in un Paese e vuole imporre la propria visione e il proprio modo di vedere le cose" ed ha voluto ricordare che i fenomeni di censura ''sono piu' diffusi di quanto si possa immaginare, sempre nel rispetto delle leggi e dei costumi locali''.
In conclusione, il dirigente ha spiegato di "non essere in grado di prevedere quanto potrebbero crescere i nostri ricavi in Cina, ma di sicuro, visto l'ampio potenziale, di parecchio". Il riferimento è al mercato di utenti internet nel Paese, al momento il secondo al mondo con 111 milioni di consumatori (stimati però già 128 milioni a fine 2006) e che in un paio di anni si avvia a divenire il primo e soppiantare gli Stati Uniti.