25/07/2013, 00.00
BRASILE - VATICANO
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Gmg: Papa, non è l'egoismo, ma la solidarietà che può costruire un mondo migliore

In visita a una favela di Rio, Francesco parla di accoglienza e condivisione. "Non ci saranno armonia e felicità per una società che ignora, che mette ai margini e che abbandona nella periferia una parte di se stessa. Una società così semplicemente impoverisce se stessa, anzi perde qualcosa di essenziale per se stessa".

Rio de Janeiro (AsiaNews) - Non è la cultura dell'egoismo, dell'individualismo a costruire un mondo migliore, ma "la cultura della solidarietà; vedere nell'altro non un concorrente o un numero, ma un fratello". E "la misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!".

Papa Francesco parla nel piccolo campo sportivo della comunità di Varginha: circa 2.500 persone, che vivono all'interno della favela di Manguinhos, che conta 350mila abitanti. Situata a nord di Rio de Janeiro, la favela è oggi definita "pacificata", ma fino all'ottobre dello scorso anno, quando la polizia vi entrò in forze, era chiamata "la Striscia di Gaza" di Rio, perché luogo di violenze e di scontri tra le bande di trafficanti di droga e di armi. Oggi è giorno di festa, ma il servizio di sicurezza appare più "schierato".

Francesco è arrivato con la jeep sotto l'ormai abituale pioggia - oggi moderata - passando e sostando di tanto in tanto tra la gente che affolla stradine e casupole. Le suore di Madre Teresa gli mettono al collo una variopinta collana di fiori di carta. I palazzi della periferia della città appaiono ben lontani.

Il contrasto col palazzo del sindaco di Rio de Janeiro, che all'inizio della mattinata gli ha consegnato le chiavi della città è stridente. Come la folla, lì personalità politiche e sportive - Francesco ha anche benedetto le bandiere ufficiali dei Giochi Olimpici e Paraolimpici, che si svolgeranno qui nel 2016, qui povera gente vestita, come può, a festa, che si stringe intorno al Papa, cerca di abbracciarlo, o almeno di toccarlo. Il cammino tra la piccola chiesa dedicata a S. Gerolamo Emiliani, dove si è fermato arrivando, e il campo di calcio dove si tiene l'incontro con la comunità è percorso tra persone che cercano di abbracciarlo, o almeno di toccarlo, che gli portano figli da baciare.

A una di queste famiglie tocca anche l'emozione di accogliere in casa propria il successore di Pietro.

"È bello - dice poco dopo, nel suo discorso -  poter essere qui con voi! Fin dall'inizio, nel programmare la visita in Brasile, il mio desiderio era di poter visitare tutti i rioni di questa Nazione. Avrei voluto bussare a ogni porta, dire 'buongiorno', chiedere un bicchiere di acqua fresca, prendere un 'cafezinho', parlare come ad amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni... Ma il Brasile è così grande! E non è possibile bussare a tutte le porte! Allora ho scelto di venire qui, di fare visita alla vostra Comunità che oggi rappresenta tutti i rioni del Brasile. Che bello essere accolti con amore, con generosità, con gioia! Basta vedere come avete decorato le strade della Comunità; anche questo è un segno di affetto, nasce dal vostro cuore, dal cuore dei brasiliani, che è in festa! Grazie tante a ognuno di voi per la bella accoglienza!".

Ma in questo luogo, non a caso il Papa incentra la sua riflessione sui "valori" e sulla solidarietà.

"Fin dal primo momento in cui ho toccato la terra brasiliana e anche qui in mezzo a voi - dice - mi sento accolto. Ed è importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. Lo dico perché quando siamo generosi nell'accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei - un po' di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo - non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo. So bene che quando qualcuno che ha bisogno di mangiare bussa alla vostra porta, voi trovate sempre un modo di condividere il cibo; come dice il proverbio, si può sempre 'aggiungere più acqua ai fagioli'! E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore!"

"Il popolo brasiliano - prosegue - in particolare le persone più semplici, può offrire al mondo una preziosa lezione di solidarietà, una parola spesso dimenticata o taciuta, perché scomoda. Vorrei fare appello a chi possiede più risorse, alle autorità pubbliche e a tutti gli uomini di buona volontà impegnati per la giustizia sociale: non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale! Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo! Ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali. Non è la cultura dell'egoismo, dell'individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà; vedere nell'altro non un concorrente o un numero, ma un fratello".

"Desidero incoraggiare gli sforzi che la società brasiliana sta facendo per integrare tutte le parti del suo corpo, anche le più sofferenti e bisognose, attraverso la lotta contro la fame e la miseria. Nessuno sforzo di "pacificazione" sarà duraturo, non ci saranno armonia e felicità per una società che ignora, che mette ai margini e che abbandona nella periferia una parte di se stessa. Una società così semplicemente impoverisce se stessa, anzi perde qualcosa di essenziale per se stessa. Ricordiamolo sempre: solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!".

"Vorrei dirvi anche che la Chiesa, 'avvocata della giustizia e difensore dei poveri contro le disuguaglianze sociali ed economiche intollerabili che gridano al cielo' (Documento di Aparecida, 395), desidera offrire la sua collaborazione ad ogni iniziativa che possa significare un vero sviluppo di ogni uomo e di tutto l'uomo. Cari amici, certamente è necessario dare il pane a chi ha fame; è un atto di giustizia. Ma c'è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare. Non c'è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell'uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l'educazione integrale, che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l'equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano".

"Un'ultima cosa vorrei dire. Qui, come in tutto il Brasile, ci sono tanti giovani. Voi, cari giovani, avete una particolare sensibilità contro le ingiustizie, ma spesso siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l'uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo. La Chiesa vi accompagna, portandovi il bene prezioso della fede, di Gesù Cristo, che è «venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).

Oggi a tutti voi, in particolare agli abitanti di questa Comunità di Varginha dico: non siete soli, la Chiesa è con voi, il Papa è con voi. Porto ognuno di voi nel mio cuore e faccio mie le intenzioni che avete nell'intimo: i ringraziamenti per le gioie, le richieste di aiuto nelle difficoltà, il desiderio di consolazione nei momenti di dolore e di sofferenza".

 

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