Gli strumenti della fede: inglese, computer, cultura
Xian (AsiaNews/Ucan) - Padre Giovanni Battista Yang Xiaoting, della diocesi di Zhouzhi, nella provincia dello Shaanxi, è il primo sacerdote cinese a conseguire un dottorato, almeno tra i preti ordinati da quando la Chiesa cinese ha iniziato a riprendersi dagli inizi degli anni Ottanta. Ha 39 anni ed è stato ordinato nel 1991. Ha iniziato i suoi studi in Italia nel 1993 ed ha raggiunto il dottorato in Teologia dogmatica nel febbraio del 1999 presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Ha poi conseguito un master in studi socio-religiosi negli Stati Uniti. Padre Yang è ritornato in Cina nel giugno 2002, dopo quasi dieci anni di studi all'estero, ed ha iniziato ad insegnare presso il seminario di Xian, capitale dello Shaanxi, situata a 920 chilometri a Sud-ovest di Pechino. Attualmente si occupa della formazione del clero e di studi sulla sociologia della religione. Ecco l'intervista.
Cosa è emerso dalla sua esperienza di studio in Italia?
Mentre studiavo in Europa mi sentivo sotto pressione. Spesso gli studenti stranieri, che sostenevano di essere esperti della Chiesa cinese, applicavano la loro prospettiva occidentale per esprimere il loro punto di vista sulla storia, i fenomeni e la cultura della Chiesa in Cina. A fatica si trova qualcuno della Chiesa cinese che studia la Chiesa da un punto di vista sociologico, portando dati e non solo teorie sui problemi attuali. La nostra Chiesa in Cina è troppo chiusa e concentrata su se stessa. Dovremmo sapere come gli altri ci considerano. La Chiesa dovrebbe dialogare con la società.
Cosa ha fatto dopo il suo ritorno in Cina nel giugno 2002?
Dopo il mio ritorno ho studiato la spiritualità dei cattolici in Cina. Nel settembre 2002 ho aperto un centro a Xian per la formazione di preti, suore e seminaristi e per motivi di ricerca. Il primo passo è stato organizzare corsi di inglese e sull'uso del computer, poi parlare di fede e religione. Alcune lezioni erano tenute sulla scienza e sulla religione per gli studenti cattolici dell'università. Credo che queste attività possano aiutare la Chiesa ad integrarsi con la società e favorire l'amore dei cattolici verso le loro diocesi e la Chiesa in generale.
Come vede lo sviluppo della Chiesa cattolica in Cina?
Il sistema organizzativo della Chiesa si sta muovendo lentamente. Dovremmo dare importanza al significato della Chiesa come comunità. L'organizzazione della Chiesa non dovrebbe essere solo responsabilità dei vescovi. Negli anni scorsi è cresciuta la consapevolezza che i laici devono prender parte alla missione di evangelizzazione. Ora, ci sono più catechisti laici e più programmi di formazione per laici. Sono sorte molte piccole comunità di fede, così i laici possono partecipare più attivamente alla vita parrocchiale.
Come valuta il crescente numero di preti e vescovi di età inferiore ai 40 anni?
Io credo sia un vantaggio per lo sviluppo della Chiesa. Il vigore e le vedute dei vescovi e preti anziani, in questo momento, non sono buone come quelle dei giovani. Inoltre, i giovani preti sono generalmente migliori nel mantenere buoni rapporti con i governo e con gente estranea alla Chiesa o alla Cina. Molti cosiddetti giovani preti sono di fatto non poi così giovani e molti sono sopra i 40 anni. Hanno già fatto alcune esperienze. Credo che in un periodo dai tre ai cinque anni ci sarà un progresso strutturale.
È cambiato il ruolo delle suore nella Chiesa in Cina?
Sì, al giorno d'oggi si dà più importanza alla formazione delle suore. Hanno più risorse. Il loro ruolo è notevolmente cambiato. Cinque anni fa, molte di loro avevano soltanto la responsabilità di pulire i locali della chiesa e svolgere lavori domestici. Ora le suore dell'Hebei hanno istituito la loro Associazione delle Superiore femminili.
Quali prospettive vede per una collaborazione con altri studiosi della Chiesa in Cina?
Penso che manchino ancora le fondamenta per collaborare. Io ho cercato di promuovere scambi accademici e culturali tra la Chiesa e gli studiosi attraverso il centro che ho aperto, e ho collaborato con il Centro culturale di studi Shin (Fede) della Chiesa dell'Hebei. Una maggior collaborazione con altri istituti religiosi del Paese sicuramente ci incoraggerà, ma non abbiamo ancora la libertà necessaria per realizzarla.