04/12/2007, 00.00
GIAPPONE
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Gli scienziati di Kyoto superano un ulteriore ostacolo alla sicurezza delle staminali

di Pino Cazzaniga
L’equipe di Shinya Yamanaka annuncia di aver eliminato il rischio di alterazioni nelle cellule e quindi la possibilità dell’insorgenza di tumori. Ora si sta lavorando per trovare un”gene" artificiale sicuro.
Tokyo (AsiaNews) – Al “risultato epocale” di aver trovato il modo di trasformare cellule umane di adulti in staminali simili a quelle embrionali, l’equipe dell’Istituto di scienze mediche (Institute for Frontier Medical Science) dell’università di Kyoto diretta da Shinya Yamanaka, ora si sta preoccupando della sicurezza, cioè di eliminare il rischio della formazione di tumori.
 
La prima scoperta dell’equipe di Yamanaka – della quale AsiaNews ha dato notizia il 23 novembre - aveva anche il pregio di ottenere cellule staminali senza bisogno di toccare l’embrione, superando così evidenti problemi etici. La tecnica consiste nel “riprogrammare” cellule adulte inserendo un insieme di quattro “geni” attivi esclusivamente a sviluppo embrionale. Da molti scienziati la scoperta è stata accolta come un “risultato epocale” perchè apre la via a importanti terapie, basate sulla ricostruzione di tessuti.
 
Ma per arrivare all’applicazione terapeutica la strada da percorrere si presenta ancora molto lunga. Yamanaka stesso esortava alla prudenza “Da 50.000 cellule umane – disse - abbiamo ottenuto solo una decina di cellule plurivalenti. Ci vorrà tempo per arrivare a produrre terapie basate sull’uso di staminali” .
 
Tra le tante cose da risolvere c’è il problema della sicurezza nell’uso delle staminali. Non è escluso il pericolo che possano verificarsi alterazioni indesiderate, quali i tumori. Il team di Yamanaka sembra che sia andato avanti con rapidità anche lungo questa via della sicurezza. Il 30 novembre il periodico medico americano “Nature Biotechnology” ha reso noto che il gruppo di Kyoto è riuscito a riprogrammare cellule della pelle umana così da creare “cellule staminali indotte” senza usare l’oncogene cioè senza inserire il gene c-Myc che può produrre tumore.
 
Evidentemente il team degli scienziati giapponesi non hanno impiegato solo una decina di giorni per rimuovere il masso sulla via della sicurezza. Ottenute cellule staminali indotte (Ips) con solo tre geni, cioè senza inserire il gene c-Myc, le hanno sperimentate sui topi per il periodo di 100 giorni (periodo critico per la formazioni di tumori). Nessuno dei topi sui cui erano state innestate le staminali create con l’innesto di solo tre “geni” e’ morto di cancro diversamente dai topi innestati con il primo tipo di Ips. Constatato, tuttavia, che le Ips prodotte senza l’inserimento del gene c-Myc hanno meno forza generativa delle prime, l’equipe sta lavorando per trovare un”gene" artificiale sicuro da inserire al posto del gene c-Myc. È la nuova tappa della ricerca.
 
Va messo in risalto il valore etico del programma scientifico optato dall’equipe di Kyoto. È risaputo che la ricerca sulle staminali embrionali (ES) è più facile e rapida, perchè non c’è bisogno di ringiovanire quelle cellule che sono, appunto, embrionali. Ma, nel caso di embrioni umani, optare per questa soluzione implica non solo manipolazione di realtà eticamente inviolabile, ma anche l’uccisione del cuore di chi l’accetta. Molto più geniale oltre che etico è la scelta di ringiovanire cellule vecchie. Morte nel primo caso, rigenerazione nel secondo.
 
È consolante constatare che la via programmaticamente scelta o tenacemente seguita dall’equipe di Yamanaka trova sempre più consensi in istituti di biotecnologia nel mondo, Italia compresa. Carlo Alberto Redi, direttore scientifico della fondazione Irccs-San Matteo di Pavia, sottolinea che “vale la pena ricordare che già nel 2001 il rapporto della commissione Dulbecco, voluto dall’allora ministro della Sanità Umberto Veronesi, indicava questa strada e sosteneva l’importanza di finanziare la riprogrammazione genetica per le staminali, per non coinvolgere direttamente l’embrione. Come sempre, da noi, il problema è quello dei fondi anche per un settore così promettente”.
 
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