24/11/2010, 00.00
COREA
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Gli Usa mandano una portaerei nel mar Giallo e chiedono alla Cina la condanna dell’attacco

Obama è “indignato”. Da domenica manovre militari congiunte Usa-Corea del sud. La delegazione della UE lascia in anticipo Pyongyang. Scoperti i corpi di due civili morti nel bombardamento.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) - L’attacco nord coreano all’isola di Yeonpyeong provoca reazioni a livello diplomatico e militare. Il presidente degli Stati Uniti si è detto “indignato” per il bombardamento che ha causato la morte di due soldati sud coreani e il ferimento di altri 15 e di tre civili, oltre alla distruzione di numerose abitazioni. La televisione sudcoreana ha riferito oggi che i corpi di due civili sono stati ritrovati sull'isola colpita ieri dall'artiglieria nordcoreana, facendo così salire a quattro il numero delle vittime dell’attacco.

''La Corea del Sud – ha detto Obama - è uno dei nostri alleati più importanti. Gli Stati Uniti sono impegnati alla loro sicurezza, tuttavia non stiamo meditando un attacco americano, ma ci siamo consultando con Seul. Questa è una minaccia seria e continua''. Le consultazioni hanno portato a decisioni immediate. La portaerei americana USS George Washington, una nave militare a propulsione nucleare che trasporta 75 aerei da guerra e un equipaggio di 6.000 uomini, ha lasciato la base navale giapponese di Yokosuka, a sud di Tokyo, diretta nel Mar Giallo dove si unirà. Da domenica parteciperà a manovre militari congiunte tra Usa e la Corea del Sud. "Si tratta di esercitazioni di natura difensiva", fanno sapere in un comunicato le forze americane in Corea del Sud.

Obama e Lee Myung-Bak hanno concordato di "innalzare il livello di preparazione" delle forze sud coreane e statunitensi nella zona. Seul ha annunciato inoltre che dispiegherà nuove batterie di missili sull'isola bombardata ieri dall'artiglieria nordcoreana, che è situata in una zona contesa fra le due Coree, e cannoni di maggiore gittata.

Grande fermento anche sul piano diplomatico. La delegazione europea chiuderà in anticipo la sua missione in Corea del Nord. L'indicazione, “senza ripensamenti”, è emersa ieri sera, al termine degli incontri avuti con i rappresentanti del partito dei Lavoratori e del ministero degli Esteri. “Non c'è più ragione per noi di essere qui” hanno detto fonti diplomatiche. Intanto cresce la pressione su Pechino, soprattutto da parte di Stati Uniti e Giappone, affinché condanni l’attacco che minaccia la stabilità regionale. "Dobbiamo chiedere alla Cina, che esercita un'influenza importante sulla Corea del Nord, di unirsi ai nostri sforzi per contenere le azioni della Corea del Nord", ha detto il premier Naoto Kan. Il premier nipponico, Naoto Kan, e il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, hanno convenuto in un colloquio telefonico sulla necessità che Giappone e Corea del Sud lavorino a stretto contatto in seguito all'attacco nordcoreano di ieri nel Mar Giallo.

 

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