Gli Usa denunciano: la ripresa della lotta di al-Qaeda legata alla Siria
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) I vertici militari degli Stati Uniti in Iraq denunciano una ripresa del piano di al-Qaeda per destabilizzare il governo iracheno e provocare una guerra civile e puntano il dito sulla collaborazione siriana. Secondo un alto ufficiale Usa, circa un mese fa in Siria si è svolto un incontro segreto dei vertici del gruppo, al quale con ogni probabilità era presente Abu Musab al-Zarqawi. Il leader terrorista, infuriato per la calma esistente in Iraq dopo le elezioni, ha disposto la sanguinosa offensiva di queste settimane.
È attribuito ad al-Zarqawi anche un messaggio vocale su internet in cui si chiama i musulmani allo jihad (guerra santa). "Dio ci ordina di colpire gli infedeli in ogni modo... anche se insieme agli infedeli vengono uccise vittime non volute, donne e bambini", dice la voce. Gli sciiti dell'Iraq sono denunciati come "collaboratori degli Stati Uniti" e "la loro uccisione è giusta".
In risposta a queste chiamate, nelle prime settimane di maggio a Baghdad vi sono state 21 auto bombe, in gran parte con attacchi suicidi. Per tutto il 2004 c'erano stati solo 25 attentati simili. Dal mese di febbraio sono esplose o state disinnescate circa 130 auto bombe. Dal 28 aprile, quando è stato formato il nuovo governo, gli attentati hanno provocato oltre 470 morti. Fra essi vi sono numerosi personalità islamiche sunnite e sciite. Secondo la personalità Usa, il pericolo è che crescano le tensioni religiose ed etniche nel paese e si inneschi una guerra civile. Secondo fonti Usa, durante la guerra in Iraq i leader di al-Qaeda si sono incontrati almeno 5 volte in diversi paesi; ultimamente la loro base è la Siria.
Da Washington, il generale John Abizaid, comandante delle forze americane nel Medio Oriente, non conferma né nega le accuse alla Siria. Egli però sottolinea che molte attività dei terroristi vengono pianificate in Siria, pur senza l'appoggio esplicito del governo di Damasco.
Abizaid ha affermato che la Siria "non fa abbastanza" per bloccare le violenze pianificate sul suo suolo o per controllare le migrazioni di combattenti dalla Siria all'Iraq.
L'analista politico Imad Fawzi al-Shueibi, vicino al governo siriano, blandisce le accuse come "parte di una campagna contro la Siria". Egli spiega che Damasco "non ha interesse ad aiutare al-Zarqawi": se questi e il suo gruppo vincono in Iraq, "trasformeranno la regione in un incubo fondamentalista".