25/07/2023, 11.16
ISRAELE
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Giustizia: Netanyahu fa approvare prima riforma, lo scontro si sposta alla Corte Suprema

Ignorando 29 settimane di proteste di piazza la destra israeliana ha varato la "legge sulla ragionevolezza" per limitare lo spazio di manovra dell'Alta Corte. Che ora, però, discuterà i ricorsi presentati proprio contro questa norma, con ogni probabilità aprendo formalmente lo scontro tra poteri in un Paese che non ha una Costituzione. Prime pagine in nero per i quotidiani israeliani.

Tel Aviv (AsiaNews) – Un Paese profondamente diviso. Con uno scontro istituzionale che - nonostante il voto compatto della maggioranza che sostiene Netanyahu – si annuncia tutt’altro che concluso. Si può riassumere così la situazione politica in Israele all’indomani dell’approvazione da parte della Knesset del primo importante tassello della controversa riforma della giustizia voluta dal governo che vede il Likud alleato con i partiti religiosi e i movimenti dell’estrema destra nazionalista.

Nonostante le 29 settimane di manifestazioni di piazza (proseguite anche stanotte con le cariche della polizia) e le preoccupazioni espresse dal presidente Isaac Herzog, da Washington e da molte comunità ebraiche della diaspora che a più riprese hanno invocato il compromesso, Netanyahu (reduce dall'intervento chirurgico per l'installazione di un by-pass) ha scelto di andare alla prova di forza in aula. Ieri pomeriggio ha incassato l’approvazione della cosiddetta “legge sulla ragionevolezza” con 64 voti favorevoli su 120 (quelli della maggioranza) e tutte le opposizioni che per protesta hanno abbandonato l’aula senza votare. Uno strappo che anche diversi quotidiani israeliani hanno voluto sottolineare uscendo oggi con in prima pagina una grande immagine nera e il titolo "Un giorno nero per la democrazia".

Il provvedimento adottato va a toccare direttamente gli equilibri tra poteri dello Stato, andando a limitare le possibilità di intervento da parte della Corte suprema sulle leggi approvate dalla Knesset. La materia è molto delicata perché - per la fiera opposizione dei partiti religiosi, che non vogliono contraltari alla Torah - Israele non ha mai adottato una propria Costituzione. Ha solo 13 Basic Law, norme approvate da maggioranze qualificate del parlamento israeliano, che dettano le regole elettorali, l’assetto istituzionale e alcuni principi fondamentali a cui ogni legge ordinaria deve attenersi. Ma si tratta di ambiti molto ristretti e per questo - a più riprese - la Corte Suprema in questi anni ha fatto riferimento al principio della “ragionevolezza” per fermare norme che, pur non andando contro alcuna delle Basic Law, erano state ritenute dai giudici in contrasto con le più elementari regole di equità e giustizia.

Ora la Knesset – su pressione soprattutto dei partiti dell’estrema destra nazionalista, che hanno più volte trovato nella Corte Suprema almeno un argine a proposte apertamente razziste o lesive di diritti riconosciuti ai palestinesi da altre norme dell’ordinamento israeliano – con una legge ordinaria (senza dunque la maggioranza qualificata richiesta per una nuova Basic Law) ha stabilito che i giudici non potranno più invocare il criterio della “ragionevolezza” per bocciare leggi votate in parlamento.

La partita, però, è tutt’altro che finita: appena la legge è stata approvata un’associazione di giuristi – il Movimento per la Qualità del Governo in Israele – ha depositato una petizione che invoca l’intervento della Corte Suprema contro la nuova norma. E la presidente del massimo organo giudiziario Esther Hayut, che ieri si trovava in Germania per un appuntamento istituzionale, è immediatamente rientrata in Israele annunciando che il ricorso sarà esaminato al più presto. È molto probabile, dunque, che la Corte si pronunci nei prossimi giorni contro la “legge sulla ragionevolezza” aprendo anche ufficialmente il conflitto tra potere giudiziario e potere legislativo.

Sul tavolo resta inoltre anche un’altra questione incandescente: la posizione del procuratore generale dello Stato, Galia Baharav-Miara, in aperto contrasto con la politica sulla giustizia del governo Netanyahu. Certamente non difenderebbe la norma in un dibattimento alla Corte Suprema. Per questo l’esecutivo potrebbe invocare proprio la legge appena approvata per assumersi il potere di rimuoverla. Ma si tratterebbe di una ulteriore forzatura nell’equilibrio tra i poteri del sistema israeliano.

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