10/04/2015, 00.00
THAILANDIA – INDIA
Invia ad un amico

Giustizia e Pace India: Donne, agenti di pace e riconciliazione nella Chiesa e nel mondo

di sr. Daphne Sequeira
All’incontro internazionale in corso a Bangkok la delegata indiana, direttrice del Centro per lo sviluppo delle donne di Torpa, parla della condizione femminile nelle zone rurali dell’India, dove vive il 70% della popolazione. “La dominazione maschile che nasce dall’ideologia di una società patriarcale e dal soggiogamento femminile interiorizzato dalle donne deve lasciare spazio a una nuova relazione di complementarità e uguaglianza”.

Bangkok (AsiaNews) – Ho passato la maggior parte dei miei 25 anni di vita religiosa lavorando nell’India rurale, dove risiede il 70% della popolazione del Paese e da dove proviene il 68% del clero cattolico. Per questo, le mie riflessioni sono destinate a essere colorate dalle realtà rurali dell’India. Ciò nondimeno, una donna è una donna. Siamo madri, sorelle, figlie e mogli. In tutto il mondo, e io credo non abbia importanza dove siamo, siamo tutte potenziali portatrici di pace, create a immagine di Dio, ma poste innanzi agli stessi problemi di base e alle stesse vulnerabilità. Con questa premessa, ho scelto come tema della mia presentazione “Il ruolo delle donne nella riconciliazione e nella costruzione della pace: contributi, sfide e soluzioni”.

Contributi

Secondo Emmanuel Kolini, arcivescovo della Chiesa anglicana, “una donna è l’epitome della pace. È da lei che la pace fluisce e si irradia agli altri membri della famiglia”. Tutti noi sappiamo che la donna è il primo agente di socializzazione. Quando nasce un bambino, è lei che lo nutre; le donne sono i naturali insegnanti per l’educazione alla pace dei loro figli. Nello svolgere i loro ruoli di genitore, fornitore di servizi e insegnante, sono [le persone] ideali per instillare nei loro figli valori come il rispetto per l’altro; la ricerca di una soluzione pacifica a conflitti e problemi; la condivisione; la collaborazione; la tolleranza; un senso di giustizia, equità e uguaglianza tra i sessi. Tutte queste sono qualità di una pace sostenibile.

Come potrete notare, è raro che nella scuola primaria ci sia un insegnante uomo. Questo dimostra che la società sa che una donna è molto meglio di un uomo. Converrete con me che, a prescindere dall’età e dalla posizione in cui siamo, nei nostri problemi, conflitti, tensioni e malattie, è la cura di una madre che ricordiamo e di cui abbiamo bisogno. E non importa quanto grave possa essere la nostra colpa, è una madre che ci sostiene in ogni circostanza e ci dà una sicurezza incommensurabile.

Abbiamo esempi di donne come Malala Yusafzai e Madre Teresa, che sono state grandi strumenti di pace e riconciliazione nella società. Regolarmente, ci ritroviamo a osservare che in qualsiasi società colpita da calamità naturali o disastri umani, sono le Congregazioni religiose femminili, o le Ong di donne che arrivano per prime e prestano innumerevoli servizi nascosti. Nel distretto a maggioranza tribale del Kandhamal (Stato dell’Orissa, India), nel 2008 ci sono state rivolte contro i cristiani: almeno 600 villaggi sono stati colpiti; 100 persone sono state uccise e 54mila hanno perso la casa. Nell’area hanno iniziato a operare 43 nuove associazioni, impegnate nella gestione di ostelli per bambini, orfanotrofi, corsi di formazione e organizzazioni su base comunitaria. Di queste, 36 nascono dall’iniziativa di donne, per prestare cure ai feriti della zona. Io lavoro nella diocesi di Khunti, in Jharkhand, un’area molto disturbata. La zona è infestata da gruppi maoisti ribelli. In modo regolare avvengono conflitti tra due gruppi maoisti, nei quali molti sospettati e molti informatori restano uccisi. Anche la polizia molesta la popolazione e molti giovani innocenti, tacciati di essere sostenitori dei maoisti, vengono arrestati. In questi momenti difficili, con coraggio le nostre donne vanno alla stazione di polizia per dialogare o protestare, e [così facendo] hanno salvato molte vittime innocenti. Il movimento dei Gruppi di auto-aiuto (Shg), che è connesso con attività di produzione di reddito nelle aree rurali, è uno degli esempi più impressionanti su come gli sforzi di riconciliazione e costruzione della pace fatti dalle donne abbiano portato un cambiamento socio-economico nella nostra nazione. Nella maggior parte dei casi, questo movimento è dominato da gruppi femminili. Ha reso possibile abolire lo sfruttamento del lavoro forzato nella maggior parte degli Stati, e ha contribuito a liberare molte famiglie dalle catene degli usurai, permettendo così a migliaia di famiglie di condurre vite di qualità. Si stima che in India ci siamo otto milioni di gruppi di auto-aiuto, di cui circa 97 milioni di membri sono donne.

Nella Bibbia vediamo che è stata Maria, la madre di Gesù, che con la sua sensibilità è intervenuta e ha ordinato al suo figlio di salvare una coppia appena sposata da una situazione imbarazzante a Cana. Siamo in tempo di Pasqua, dopo la morte di Gesù, quando nel vasto vuoto e nella disperazione vissuta da tutta la società è stata Maria a prendere l’iniziativa di correre alla tomba, diventando il primo strumento della Buona novella della pace di Pasqua alla comunità e al mondo.

Sfide

Le donne hanno davvero raggiunto e dato un contributo significativo alla costruzione della pace e alla riconciliazione, ma restano una serie di sfide da superare per attingere al loro pieno potenziale, al fine di diventare agenti di una pace e una riconciliazione sostenibili e durature.

  1. Famiglia

La madre, che più [di altri] contribuisce a formare e plasmare lo sviluppo di un bambino  e a inculcargli i valori di base, è colei le cui opinioni difficilmente vengono tenute in considerazione nelle decisioni della famiglia o della comunità. Le donne, che siano istruite o analfabete, lavorano duro per provvedere alla loro famiglia. Alla mattina e alla sera sono impegnate nel gestire le faccende di casa, e durante il giorno vanno a lavorare nei campi o come domestiche. In realtà le donne sono a capo del 65-70 per cento delle famiglie dalit e tribali, perché abbandonate dal marito o perché lui sperpera il suo stipendio nell’alcool. Ma cosa accade ai guadagni della donna? Vengono messi da parte per la famiglia, e questo è dato per scontato. Lei non possiede assolutamente nulla. Guadagna, ma non ha diritto ad avere. E poiché non ha proprietà, diventa dipendente. Interiorizza il fatto che la sua sopravvivenza dipende dalla sua famiglia e così impara a rispettare qualunque cosa le sia richiesta o ordinata.

Questo è penetrato nella coscienza della donna e la sua identità appartiene al marito o alla famiglia del marito. La madre trasferisce lo stesso su sua figlia ed è per questo che [tale mentalità] si perpetua nella società.

Ad eccezione di poche, nella maggior parte dei casi la donna non ha una casa intestata a suo nome, né alcuna proprietà. In India solo il 3,5 per cento delle donne possiede un terreno. Ella non ha assolutamente nulla. In breve, lo status di “inferiore” di una ragazza è penetrato in profondità nel subconscio indiano.

Spesso uccise nell’utero, secondo l’ultimo censimento (2011) in India la sex ratio infantile (0-6 anni) è di 914 bambine ogni 1000 maschi. Ci si riferisce alle ragazze sempre come le figlie di qualcuno; più avanti come le mogli di qualcuno, e poi come le madri di qualcuno… Le ragazze vengono private di molti diritti e facilitazioni, perché sono viste come appartenenti a un’altra famiglia.

Un’altra scoraggiante sfida è il basso tasso di alfabetizzazione tra le donne. Da una prospettiva politica, abbiamo molti altisonanti programmi educativi in India, come il Right to Education e il programma Mid-Day meal. Per raggiungere l’inclusione di genere, fino al liceo l’istruzione delle ragazze è gratuita. Abbiamo ancora bisogno di un ambiente favorevole e di meccanismi efficaci nel nostro Paese.

I dati del censimento 2011 indicano in modo chiaro che non importa quanto lontano un piccolo gruppo elitario di donne è riuscito a spingersi nel campo dell’istruzione: la grande massa di donne indiani ha ancora molta strada da fare. Dei 586 milioni che costituiscono la popolazione femminile totale, solo 334 milioni sono istruite: il 35 per cento è ancora arretrata in modo terribile e il 68 per cento di chi abbandona la scuola è rappresentato da ragazze.

Questo non accade in automatico, vi sono vari fattori – come povertà, status secondario e insicurezza – che ostacolano l’educazione delle ragazze. Vorrei discutere brevemente di alcuni di questi fattori.

        2. Povertà

La povertà estrema è ancora alta e colpisce soprattutto donne delle aree rurali. La povertà è uno dei fattori primari che nega alle ragazze l’accesso all’istruzione. Nelle famiglie indigenti, soprattutto tra la classe operaia, una ragazza è considerata una buona fonte di lavoro gratuito, per gestire le faccende domestiche a casa mentre i genitori sono fuori nei campi e i fratelli a scuola. In alcuni casi, le giovani vengono messe a lavorare nei campi durante le stagioni della semina e del raccolto, per aumentare il reddito familiare.

        3. Traffico

Negli Stati a maggioranza tribale come Jharkhand, Orissa, Chhattisgarh e altri Stati orientali, povertà e oppressione delle donne si sono tradotte in traffico umano, che è diventata una questione scottante. Mandare bambine di 10-12 anni a lavorare come domestiche nelle città metropolitane è ora un fenomeno comune. In alcuni luoghi, a causa della povertà estrema, i genitori sono disponibili a mandare le loro figlie minorenni attraverso agenti, con la grande speranza che diventino ricche. Questi agenti spesso le ingannano e le sfruttano. Il nostro Centro per donne tribali lavora a stretto contatto con il governo distrettuale su tale questione. Nell’ultimo anno abbiamo salvato 30 ragazze, tutte tra i 12 e i 21 anni. Tranne due, le altre erano state tutte fermate mentre andavano a scuola, ricattate e portate via dagli agenti. Due sono state letteralmente vendute dai familiari. Tutte le ragazze sono state salvate da situazioni molto spiacevoli.

Spesso nelle aree rurali una ragazza che ha raggiunto l’età dello sviluppo non viene mandata a scuola perché i genitori hanno paura che sia abusata o aggredita lungo la strada. Il matrimonio di bambine non è una pratica rara nelle zone rurali, e quando chiedi la ragione di questi matrimoni prematuri la risposta comune è: “Quanto ancora dovrei occuparmi di lei?”. Per una ragazza che ha raggiunto la pubertà non è un bel mondo. In tutto questo i suo desiderio, il suo potenziale e la sua libertà sono soppressi. La sua intera vita è manipolata da altri per la loro propria convenienza. Ogni volta che a una ragazza non si permette di sbocciare, che si reprime il suo potenziale, o che si nega il suo diritto a un’istruzione, io davvero sento che manchiamo di rispetto a Dio, che ci ha fatti a sua immagine e vorrebbe che noi fossimo strumenti della sua pace duratura.

Oltre a questo, sempre più spesso le donne stanno diventando vittime di violenza domestica. Nell’attuale scenario politico, vi sarete resi conto della crescente insicurezza tra le minoranze del nostro Paese. Le donne cristiane diventano vittime due volte di questa violenza. Poche settimane fa, una suora di 71 anni ha subito uno stupro di gruppo in West Bengal. Come lei migliaia di donne sono vittime di violenza sessuale, traumi o danni fisici. Attualmente in India vi sono 9mila casi di stupro pendenti in tribunale. Alcuni di questi risalgono a otto o 10 anni fa. Alcuni casi sono registrati, ma molti altri no. Le donne cattoliche rappresentano una gran parte di questa deplorevole situazione.

Questa tragica situazione indebolisce la posizione della donna nel contribuire in modo pieno alla missione di Gesù di riconciliazione e costruzione della pace. Eppure, ella rimane un guaritore ferito come Gesù. Come Gesù cura le persone dalla croce – e dalla croce dà il suo profondo messaggio di perdono e riconciliazione e ci fa dono di una pace che il mondo non può dare – allo stesso modo le donne – che sono ferite, colpite, discriminate e considerate meno importanti – sono i canali che portano pace e contribuiscono così tanto a costruire comunità e società.

Soluzioni

Una ricerca mostra che le donne hanno un’incredibile potenziale per influenzare pace e riconciliazione, se hanno la possibilità di partecipare alle decisioni in famiglia, nella comunità, e a livello locale, nazionale e internazionale.

La definizione di base di riconciliazione è un processo attraverso il quale una società passa da un passato diviso a un futuro condiviso. Come abbiamo detto prima le donne, nel loro diritto e nei loro ruoli, sono state strumento di pace sostenibile; eppure per noi donne è un mondo “diviso”, dove la Chiesa e la società ostacola il giusto status di collaborazione e uguaglianza per le ragioni di cui abbiamo discusso sopra.

A meno che e fino a quando le equazioni del potere nelle nostre famiglie, nelle comunità, nella società e nella Chiesa non cambieranno, la comunità resterà sempre divisa e una pace sostenibile rimarrà un sogno. Il potere interiore della donna deve essere risvegliato a ogni livello, affinché ella possa partecipare pienamente alla missione di riconciliazione e di costruzione della pace di Gesù.

Parlando della Chiesa, diversi gruppi in tutto il mondo hanno fatto molti pionieristici sforzi. Sono state promulgate encicliche per spiegare e guidarci nel comprendere e nel lavorare verso la dignità umana e l’uguaglianza di uomini e donne. In India sono stati compiuti sforzi sistematici per creare strutture e sistemi per emancipare le donne e promuovere l’uguaglianza di genere; per fare un esempio, il consiglio parrocchiale ha una struttura inclusiva. Se quello che è stato fatto deve essere encomiato, siamo ben consapevoli che molto altro deve essere fatto per invitare alla piena partecipazione delle donne. Sento che il problema non si risolverà solo con la politica e con cambiamenti strutturali, ma deve esserci un cambiamento molto più grande nell’attitudine.

La Chiesa indiana ha sviluppato una politica del gender, ma senz’altro ci vorrà del tempo perché si diffonda alle radici. Tuttavia, nella luce del Vangelo, io credo che tutti noi dobbiamo fare seri sforzi per rendere questa politica una realtà.

La vitalità della Chiesa universale dipende molto dalla partecipazione attiva e dai contributi dei suoi membri. Le donne costituiscono una parte integrale, hanno uguale stato di partecipazione nella Chiesa e il loro contributo è immenso. Tuttavia, la loro partecipazione e impiego nei ministeri teologici, amministrativi e spirituali è minimo.

La Chiesa riconosce che nel mondo laico le donne stanno diventando più visibili e determinate nel loro ruolo e nella loro partecipazione. Tuttavia, lo stesso non è riconosciuto e non si riflette nella Chiesa. La Chiesa universale deve lavorare di più su questo ruolo mutevole delle donne e sforzarsi per aumentare la loro partecipazione nei ministeri teologici, amministrativi e psico-spirituali.

La mia umile presentazione è fatta affinché questo diventi una realtà, la mentalità di uomini e donne nella comunità, nella società e nella Chiesa deve cambiare. La dominazione maschile che nasce dall’ideologia di una società patriarcale e di un soggiogamento femminile interiorizzato dalle donne deve lasciare spazio a una nuova relazione di complementarità e uguaglianza. Questo è possibile solo se consideriamo le donne come agenti e non oggetti di potere.

Conclusioni

Vorrei chiudere la mia presentazione con un esempio di una delle migliaia di donne che sono guaritrici ferite di pace e riconciliazione: Saten. È una donna di 28 anni, che ha completato solo il sesto grado di scuola, è sposata e ha tre figli. È un membro del gruppo di auto-aiuto del suo villaggio. Ha due sorelle, anche loro sposate. Suo padre possiede 12 acri di terra. Secondo la tradizione tribale, se ci sono solo ragazze in famiglia e se si sposano, la proprietà va ai loro zii e loro non possono avere nulla. Il marito di Saten è gravemente alcolizzato, così lei adesso vive da sola a Torpa con i suoi tre figli. Per guadagnarsi da vivere cuce vestiti. Non ha davvero nulla eccetto il suo sostegno materiale. Lei è una donna felice, sempre disponibile ad aiutare gli altri. Qualche giorno fa le ho chiesto: “Saten, non hai ricevuto nulla né da parte di tuo padre, né da parte di tuo marito; e ti vedo come una donna libera e felice. Qual è il segreto della tua felicità?”. Mi ha risposto: “Sorella, non manco mai alla messa domenicale e l’eucarestia mi dà una grande forza interiora. La vita di Madre Mari è una grande ispirazione per me. Dio ci ha fatti così speciali. Tutti gli uomini in cui Gesù credeva sono scappati via, ma Maria ha avuto il coraggio di sostenerlo mentre era sulla croce”.

Sempre Saten, nel suo breve discorso pronunciata nella Giornata della donna, ha detto “Yedi es duniya mhilao ke  takat ko pahachanogi  our hum logoko milake kame karne lagiki to ye duniya bahut sundar hoge”: “Se il mondo riconoscerà il valore delle donne e lavorerà con loro come colleghe per promuovere la pace e la riconciliazione, il nostro mondo sarà un posto bellissimo in cui vivere”.

 

(Ha collaborato Shafique Khokhar)

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Nel 2006 la carta d'identità per le donne saudite
14/03/2005
Chiesa thailandese: "Il perdono e la riconciliazione, strade verso la vera pace"
23/11/2005
Vescovo thai: Contro le violenze sulle donne, più valore alla lotta per diritti e libertà
07/03/2016 16:21
Colombo, donne musulmane chiedono la riforma del diritto matrimoniale islamico
25/01/2018 13:10
Vescovo indiano: Per salvare le bambine dagli aborti selettivi, educhiamo le coscienze
29/01/2015


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”