02/04/2005, 00.00
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Giovanni Paolo II: offrire Cristo all'uomo, fino allo spasimo

di Bernardo Cervellera

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Tutto è compiuto". Le parole dette da Gesù sulla croce si adattano alla perfezione alla vita di uno dei pontefici più longevi, che ha vissuto tutto il ventaglio delle espressioni umane: dalla più fervida attività all'immobilità; dalla predicazione di fronte ai potenti e agli umiliati della terra, fino al silenzio.

Giovanni Paolo II, con i suoi 104 viaggi apostolici ha percorso oltre 1 milione e 99 mila chilometri, 26 volte il giro del mondo, in quasi 26 anni di pontificato. Gli ultimi mesi li ha vissuti in Vaticano o al policlinico Gemelli, con settimane di silenzio, trasportato con una sedia a rotelle, innalzato alla visione dei fedeli, benedicente e senza parola.

Non pochi hanno criticato questa "ostensione della sofferenza", questo spettacolo mediatico della malattia. Eppure questa ostensione (la parola ricorda l'ostensorio, il prezioso involucro d'oro o d'argento che la Chiesa usa per contenere l'ostia consacrata e benedire il popolo) è quanto di più vicino al culmine della vita di Gesù che di sé ha detto "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv12, 32). E questo papa elevato sulla sua sedia a rotelle, trasportato di qua e di là, è stato davvero come un ostensorio vivente che ha portato nelle sue fibre consumate la stessa passione di Cristo, anch'egli innalzato in silenzio sulla croce.

Un amico del papa, Tadeusz Styczen, attribuisce al card. Wojtyla un importante desiderio: voler rimanere vicino a Gesù nell'Orto degli Ulivi. Dove tutti gli apostoli e discepoli hanno abbandonato in modo meschino il Maestro, lì Wojtyla voleva essere fedele. Il penultimo libro del papa, "Alzatevi, andiamo", prende il titolo proprio dall'invito di Gesù ai discepoli, in cui egli chiede loro di condividere la sua passione.

Seguire Gesù fino alla spasimo, fino all'ultimo respiro, è ciò che ha caratterizzato in modo quasi letterale gli ultimi mesi di Giovanni Paolo II. Ma il suo essere trascinato, quasi impotente, negli ultimi mesi, non è in opposizione alla fervente attività del suo pontificato. Le statistiche dicono che egli ha visitato 620 località in 129 Stati, pronunciando oltre 2.400 discorsi. Ma la forza per tutto questo sta nel desiderio di seguire Gesù fino allo spasimo, fino all'estremo della resistenza fisica, superando gli steccati diplomatici, andando oltre i programmi e i ruoli, avvicinando dittatori e regine, minatori e campesinos, giovani e vecchi, fortunati e paria.

Il suo silenzio e la sua parola sono stati un invito costante a tutto il mondo: "Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!", perché solo Cristo conosce il guazzabuglio del cuore umano, solo l'amore di Cristo sa toccare e cambiare in bene la vita dell'uomo e della società.

Attraversando il globo, i muri, gli steccati, abbracciando popoli e religioni egli ha voluto affrettare questa apertura del mondo a Cristo, portandolo il più vicino possibile al cuore di ogni uomo.

In questo slancio oltre ogni confine e barriera, egli ha superato le ideologie. Nel secolo del trionfo delle ideologie, Giovanni Paolo II ha manifestato il loro fallimento: la pretesa di essere efficaci lasciando marcire gli individui nella povertà, nella prigionia, nella eliminazione, nella manipolazione.

In questa difesa e amore all'uomo "dal grembo della madre fino alla morte" egli ha scosso anche la Chiesa: non  la portatrice di valori, di idee, di rivelazioni, ma di Cristo stesso e del suo spendersi per ogni uomo, per la verità di ogni individuo sulla faccia della terra. "Cristo è la via della Chiesa" e "l'uomo è la via della Chiesa": questa linea tracciata con la prima enciclica è il percorso della comunità cristiana nel terzo millennio. E la testimonianza di questo papa, Giovanni Paolo II Magno, ci accompagna.

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