Giovani egiziani contro le false promesse di Fratelli musulmani e amici del regime
Alessandria (AsiaNews) - "I giovani della rivoluzione temono i due candidati alla presidenza M. Mursi (Fratelli musulmani) e A. Shafiq (ex premier di Mubarak), e boicotteranno in massa i ballottaggi del 15 e del 16 giugno". E' quanto afferma Nagui Damian, giovane copto fra i leader della rivoluzione dei Gelsomini. Egli spiega che tutto il popolo egiziano, non solo i giovani, sono scioccati dal risultato del primo turno delle elezioni presidenziali. Infatti "nessuno dei due candidati era favorito".
"I cristiani - afferma - sono terrorizzati da un eventuale salita al potere dei Fratelli musulmani". Per il giovane copto, nessuno crede alle promesse fatte in questi giorni da Mohammed Mursi. In una conferenza stampa, tenutasi ieri al Cairo, il candidato di Giustizia e Libertà ha promesso che in caso di elezione cesserà di lavorare solo per il suo partito, favorendo la partecipazione di tutte le realtà politiche del Paese. Egli ha definito i copti "fratelli" e non ha escluso la nomina di un vice-presidente cristiano. Mursi si è impegnato anche a garantire i diritti delle donne e dei giovani. "Tali dichiarazioni - afferma Nagui Damian - sono solo un espediente per guadagnarsi il favore della gente. Una volta al potere nulla di tutto questo verrà attuato".
Tuttavia, secondo il giovane copto, è Ahmed Shafiq il candidato da temere. Sostenuto dal Consiglio supremo dell'esercito e dal vecchio establishment, l'ex premier del governo Mubarak ha grandi possibilità di vittoria. Diversi analisti imputano il suo inaspettato successo a brogli elettorali. I militari avrebbero manipolato ad arte i risultati delle elezioni, utilizzando la tecnologia messa a disposizione dai servizi segreti, ancora in mano a ufficiali e funzionari del regime. "Shafiq - sottolinea Nagui Damian - ha ostacolato le proteste di piazza Tahrir fin dal primo giorno. La sua elezione rappresenterebbe il fallimento definitivo della Rivoluzione dei gelsomini.
Dal 28 maggio migliaia di persone manifestano al Cairo e ad Alessandria per contestare il risultato del voto che non rappresenta la volontà del popolo egiziano. Tali proteste sono però ostacolate dagli islamisti che bollano i giovani come antidemocratici, isolandoli ancora di più dal panorama politico.