Giovani birmani: per aiutare il Myanmar, boicottate le Olimpiadi di Pechino
Yangon (AsiaNews) – “Fate pressioni sulla Cina, boicottate le Olimpiadi: solo lei ha le chiavi per risolvere la questione birmana”: è l’appello che è giunto ad AsiaNews da un gruppo di giovani che a fianco di tutta la popolazione del Myanmar, continua manifestazioni sporadiche in varie parti del Paese, ma soprattutto a Yangon e Mandalay.
“Le strade di tutte le città – dice uno dei giovani contattati da AsiaNews - traboccano di militari e tutto sembra essere immerso in una calma surreale. Anche i monasteri e le pagode sono sotto il controllo dei soldati. Ma questo non frena le manifestazioni della gente. Dopo la risposta crudele della giunta, che ha sparato sulla folla e ha proibito assembramenti, è difficile organizzare incontri di massa. Ma le manifestazioni continuano, anche se sporadiche: 50-100 persone manifestano qua e là nelle città e all’arrivo dei soldati si disperdono per non farsi imprigionare”.
Il bilancio della repressione governativa è altissima. Secondo il testimone “almeno 3mila monaci buddisti sono in prigione. I monasteri sono stati razziati e i bonzi sequestrati e portati via. Alcuni membri di un monastero a Yangon dicono che a tutt’oggi, dopo una razzia notturna, mancano 6 loro confratelli. Una cosa simile è avvenuto nelle università e nelle case, dove studenti, adulti e ragazzi vengono portati via in luoghi sconosciuti”.
Nessuno conosce il numero delle vittime di questi giorni. La giunta ha dichiarato ufficialmente che vi sono stati 13 morti. L’opinione della gente è diversa : “Noi temiamo che i morti e gli uccisi siano molti più di quanto il governo dichiari. Ieri è girata una foto del cadavere di un monaco in un fiume. Tutti si domandano quanti altri monaci e giovani sono stati uccisi e gettati via nelle foreste e nei fiumi. I sequestri, le battiture, le uccisioni dei monaci hanno segnato la popolazione, profondamente religiosa, e tutti maledicono questa giunta”.
Oltre alla repressione violenta, il governo sta cercando di restaurare un’immagine di decenza, dopo le forti critiche della comunità internazionale. “In diverse città la giunta sta programmando manifestazioni pro-governo. Camion militari vanno nei villaggi e nei paesi e raccolgono persone obbligandole ad andare con loro. Chi si rifiuta viene penalizzato a pagare una multa di 1500 kyats. La gente è così povera che è costretta ad andarci. Ieri l’inviato Onu è stato portato a Lashio nel nord, proprio per fargli assistere a una enorme manifestazione di questo tipo. La televisione di Stato mostra di continuo queste masse e dice che sono a sostegno della giunta. In realtà la gente, ammassata a forza, grida slogan contro la dittatura e a favore di Aung San Suu Kyi. Il governo sta progettando un’imponente manifestazione di 300-500 mila persone”.
Un ultimo pensiero è su come potrà evolvere la situazione: “Non abbiamo molta fiducia nell’Onu. Da anni gli inviati vengono e vanno e non cambia nulla. L’anno scorso Ibrahim Gambari ha visitato il nostro Paese, Aung San Suu Kyi e alcuni Paesi vicini. La giunta ha fatto promesse e poi non le ha mantenute. Anzi, hanno aumentato di un anno la detenzione per Aung San Suu Kyi. Se la comunità internazionale vuole davvero fare qualcosa per il Myanmar e non riempirsi solo di parole vuote, deve esigere dalla Cina di intervenire. Solo la Cina ha in mano le chiavi per risolvere la questione birmana. Fate pressioni sulla Cina, boicottate le Olimpiadi”.
26/09/2007