Giovani afghani “stanchi” della guerra. Gesuita: “L’educazione è il loro sogno”
Pune (AsiaNews) – I giovani afghani sono “stanchi” della situazione e vogliono “vivere in pace e al sicuro”. Nella speranza che un giorno tutto il popolo sia unito in un cammino di pace e saggezza. In Afghanistan i giovani tra i 12 e 25 anni rappresentano il 68% della popolazione. Oltre la metà del Paese è in età scolare, la percentuale più alta in tutto il mondo: eppure quasi nessuno ha la possibilità di andare a scuola. “L’educazione è il vero sogno dei bambini afghani”, afferma p. Stan Fernandes s.j., gesuita della provincia di Pune (Stato del Maharashtra, India). Negli ultimi cinque anni, il sacerdote ha diretto la sezione del Jesuit Refugee Service (Jrs) in Afghanistan, promuovendo piccole iniziative per facilitare l’accesso all’istruzione a bambini e ragazzi di età diverse.
Una giovane studentessa afferma: “Siamo noi giovani a dover prendere la guida del Paese e ricostruirlo, per realizzare i sogni della popolazione. Questa generazione, che ha sperimentato il conflitto e l’esilio, ha bisogno di rinforzarsi per canalizzare le proprie energie, il proprio entusiasmo e il proprio potenziale, per promuovere la pace e lo sviluppo in Afghanistan”.
P. Fernandes spiega: “La fama dei gesuiti sull’offrire un’educazione di prima qualità, ci ha permesso di costruire ponti di comprensione e fiducia tra le nostre istituzioni e le autorità locali”. Anche se poco numerosi, negli ultimi sei anni i gesuiti hanno dato un contributo significativo con progetti a breve e lungo termine. Attraverso corsi di formazione per docenti e personale, anche a livello universitario, hanno migliorato la qualità della vita dei giovani più emarginati.
Per il gesuita, un altro problema è l’immagine di sola violenza e guerra data dai media nazionali e internazionali sull'Afghanistan. Tuttavia, secondo dati del ministero degli Interni, su una popolazione totale di 33milioni di persone, solo 10mila sono ribelli. Ma ancora oggi, questo 0,05% domina il sentimento e le risorse della comunità internazionale. “La nostra missione è dare voce al restante 99,95% – afferma p. Fernandes –, a quelli che lottano per andare avanti e sperano con tutte le loro forze in un domani migliore”.
Insieme alla comunità locale “speriamo che la pace e la stabilità tornino in Afghanistan. Intanto, noi cerchiamo di proseguire il nostro viaggio tra questa gente, raggiungendo i più emarginati. Facendo questo, riceviamo più di quanto potremmo mai dare. Siamo arricchiti e travolti dall’affetto di chi riceve il nostro lavoro”.