15/12/2015, 00.00
COREA – VATICANO
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Giovani, migranti e martiri: il Giubileo in Corea

Le diocesi della penisola hanno aperto le Porte Sante delle cattedrali. A Daejeon e Suwon l’Anno Santo coinvolge i santuari dei martiri della persecuzione anti-cristiana. A Seoul una “maratona” di confessioni per i giovani all'esterno della Myeongdong. Presidente Giustizia e pace: “Se ti umili, allora e solo allora lo Spirito Santo ti riempie con la Sua grazia”.

Seoul (AsiaNews) – Il Giubileo della Corea del Sud “ha tre facce: quella dei martiri, quella dei giovani e quella dei migranti. Attraverso la loro testimonianza possiamo crescere nella fede, loro devono essere i primi destinatari della misericordia di Dio”. Lo dice ad AsiaNews mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione episcopale Giustizia e pace, in occasione dell’inizio dei Giubilei diocesani.

La sua cattedrale, dedicata a san Giuseppe lavoratore, ha visto l’apertura della Porta Santa insieme a quelle del resto del mondo, lo scorso 13 dicembre: “La misericordia di Dio è la faccia della Chiesa, criterio di fedeltà al Signore. Anche e soprattutto per i cristiani: al mondo servono perdono e riconciliazione. Io spero che il Giubileo possa cambiare la Corea. È un tempo di grazia di cui abbiamo bisogno”.

La diocesi di Daejeon è la “culla” dei grandi martiri coreani, che hanno dato la vita per il Vangelo: “Ecco perché abbiamo aperto [oggi ndr] anche tre Porte Sante speciali proprio nei luoghi del loro martirio. Fra questi vi sono anche Solmoe e Haemi, visitati da papa Francesco durante la sua visita apostolica nell’estate del 2014. Qui sono sepolti martiri che hanno corrotto le guardie per essere uccisi il Venerdì Santo e non il giorno di Pasqua, come previsto. Sono esempi che dobbiamo tenere sempre nel cuore”.

Un altro aspetto importante del Giubileo coreano riguarda i migranti. Nella diocesi di Suwon, racconta p. Maurizio Giorgianni Omi, “la commissione per la migrazione ha deciso di organizzare un pellegrinaggio per gli immigrati, in modo da far loro vivere meglio l’Anno Santo. Il 7 dicembre l’ho annunciato ai migranti del mio centro: andremo dai martiri per ricevere la misericordia ma anche a essere portatori di misericordia nei confronti degli altri. Spero che riusciremo a compiere questo pellegrinaggio la domenica della Divina Misericordia, la prima dopo Pasqua. Non potrei immaginare data migliore”.

L’Avvento, spiega ancora p. Giorgianni, “è il momento in cui la misericordia di Dio si fa vicina a noi. Ieri sono venuti alcuni migranti e mi hanno detto che si vogliono confessare il prossimo sabato: una cosa particolare per loro. Il papa vede più lontano di noi, perché per come si trova oggi il mondo c’è davvero bisogno di gesti di misericordia. Soprattutto di ricevere misericordia, perché così siamo in grado di darla”.

Tutti i coreani, riprende mons. You, “sono contenti del papa. Ma amarlo significa accogliere le sue parole e il suo atteggiamento, e farlo nostro. Troppe volte invece si usano le parole di Francesco per giudicare gli altri. Ma questo non è il pensiero giusto. Ognuno prende a modo suo le indicazioni del pontefice, e questo non va bene. Il cristianesimo non è di natura una religione ‘solitaria’, ma insegna una vita comunitaria nell’immagine della Trinità. È una sfida, un’avventura che cerchiamo di vincere”.

Nella capitale Seoul, la Porta Santa è stata aperta dal card. Andrea Yeom Soo-jung nella cattedrale Myeongdong. Il prossimo 23 febbraio 2016, invece, saranno aperte le Porte dei santuari arcidiocesani Saenamteo e Seosomun. La sera del 18 dicembre, 30 grandi tende saranno montate davanti alla chiesa madre per permettere ai giovani di confessarsi prima di attraversare la Porta Santa.

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