09/11/2010, 00.00
SRI LANKA – A. SAUDITA
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Giovane musulmana singalese condannata a morte in Arabia Saudita. Appello dei cattolici

di Melani Manel Perera
P. George Sigamony, direttore della Caritas dello Sri Lanka, lancia un appello a tutti i cattolici perché preghino sul verdetto che decreta la condanna a morte di Rizana, in carcere a soli 17 anni con la falsa accusa di omicidio. L'Asian Human Rights Commission: "Non lasciate che Rizana Nafeek diventi vittima della pratica infame dell'Arabia Saudita di condannare a morte delinquenti minorenni".

Colombo (AsiaNews) – E' ufficiale: la giovane Rizana Nafeek, in prigione dal 2005 a soli 17 anni con la falsa accusa di omicidio, è stata condannata a morte. Anche p. George Sigamony, direttore nazionale della Caritas dello Sri Lanka, prende la parola sul suo caso, e con AsiaNews lancia un appello per lei e la situazione ormai ingestibile dei lavoratori migranti: “Ora che, purtroppo, il verdetto è stato emesso, l’unica cosa che possiamo fare è continuare a pregare per lei e la sua situazione”. La condanna a morte della ragazza è stata confermata a fine ottobre in appello. Rizana, minorenne all'epoca dei fatti, era stata mandata in Arabia Saudita – con passaporto falso – a lavorare come cameriera. Quando il bambino del suo datore di lavoro è morto mentre lei prestava servizio, è stata accusata di omicidio e condannata a morte con un processo-farsa, basato su una confessione firmata senza che ne conoscesse il contenuto, perché scritta in un’altra lingua. Dopo aver ottenuto tutela legale e un traduttore, ha ritrattato la confessione, spiegando che la tragica morte non era stato altro che un incidente. Ma a nulla è servito.

P. Sigamony lavora per la liberazione di Rizanadal 2007. Egli racconta ad AsiaNews: “Abbiamo portato avanti molte campagne in Sri Lanka, e raccolto migliaia di firme che abbiamo inviato anche alle autorità competenti in Arabia Saudita. Inoltre, abbiamo attirato l’attenzione internazionale, grazie anche alla rete della Caritas, ma senza successo”. Il direttore della Caritas sottolinea poi un ulteriore aspetto della situazione: “Il colpevole che ha inviato Rizana in Arabia Saudita con una procedura illegale [la ragazza era minorenne quando ha iniziato a lavorare] è ancora vivo, libero, lavora, gode di tutti i diritti: anche di quello di accusare. Vogliamo esprimere la nostra opposizione, e sollecitiamo il governo ad attuare una politica che tuteli i lavoratori migranti”.

Nel frattempo, anche l’Asian Human Rights Commission (Ahcr) ha rilasciato un comunicato: “Non lasciate che Rizana Nafeek diventi vittima della pratica infame dell’Arabia Saudita di condannare a morte delinquenti minorenni”. E precisa che c’è bisogno di continua pressione su sua altezza re Abdullah bin Abdul Aziz Al Saud, e sul ministro degli Interni, per concedere la grazia, e chiedere il perdono alla famiglia del bambino.

Secondo l’Ahcr, l’Arabia Saudita ha uno dei tassi più alti di esecuzioni nel mondo. Stando alle statistiche di Amnesty International sulle condanne a morte, almeno 69 sono state eseguite in Arabia Saudita nel 2009; 102 nel 2008. Alla fine del 2009, Amnesty International ha denunciato la presenza di almeno 141 persone nel braccio della morte in Arabia Saudita, di cui 104 cittadini stranieri. Lavoratori migranti provenienti da Africa, Asia e Medio Oriente sono le principali vittime.
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