Giornata della donna a Teheran nel segno della repressione
Teheran (AsiaNews) - Da anni, il regime iraniano teme la data simbolica dell’8 Marzo, Giornata internazionale della donna. Hanno inventato la “Giornata della donna iraniana”, a fine luglio, in coincidenza con l’anniversario di Hazrat Fatemeh, figlia di Maometto. Questa Giornata “non controversa”, che talvolta gode della cooperazione di enti come l’UNICEF per eventi culturali ed incontri, è spesso usata dal regime per affermare la totale compatibilità tra diritti delle donne e norme islamiche.
Un altro metodo per esorcizzare la ricorrenza è semplicemente la repressione. Il 4 marzo, in pratica appositamente poco prima dalla giornata internazionale, è cominciato il processo contro cinque donne colpevoli di aver preso parte ad una dimostrazione pacifica, nel centro di Teheran, il 12 Giugno 2006. In quell’occasione, quasi tutte le dimostranti (una quarantina) sono state arrestate brutalmente.
Tutti gli ingredienti, inclusa la data simbolica, sono riuniti per un processo politico: le cinque donne processate erano quasi tutte attiviste in campagne per l’abolizione definitiva (e non solo la moratoria) della lapidazione e per la parità uomo-donna nella legislazione iraniana. Che, ad esempio, prevede che il risarcimento dovuto dal responsabile di una morte sia dimezzato se la vittima è una donna.
Per giunta, come negli anni passati, l’arrivo della primavera è occasione per le autorità iraniane di ricordare le regole di “moralità pubblica” a proposito delle donne. Una rondine non fa primavera, ma in Iran questo tipo di campagna sembra di sì… Dopo l’elezione di Ahmadinejad, queste campagne mirate in particolare contro le donne nello spazio pubblico sono divenute più aggressive e la repressione più dura, grazie alla cooperazione tra la polizia e i “militanti” bassij. La delazione è anche usata spesso come mezzo di repressione e, come per la stampa, l’autocensura è spesso l’alleata maggiore del regime. Il processo iniziato il 4 marzo deve essere esemplare…