Giornata dei martiri cristiani indiani il 29 agosto
New Delhi (AsiaNews) – “Un giorno per ricordare e preservare il sacrificio dei tanti morti in India in nome di Cristo, perché la memoria di questi martiri aiuti la crescita della stessa Chiesa indiana”. Così mons. Anil Cuto – vescovo di Jalandhar e presidente della commissione per l’Ecumenismo della Conferenza episcopale cattolica indiana, spiega l’iniziativa di istituire la “Giornata dei martiri cristiani indiani”, che si terrà domani 29 agosto in accordo con le altre denominazioni cristiane. “Non si tratta di dichiarare qualcuno santo, ma di preservare le sofferenze e la testimonianza di chi è morto in nome della fede, come eredità lasciata a tutti i cristiani. Questo può essere fonte di ispirazione per molte generazioni”, sottolinea il vescovo.
Padre Anbu, svd - segretario nazionale della commissione per l’Ecumenismo - racconta nel dettaglio ad AsiaNews come è nata l’iniziativa. “L’idea è nata durante un dibattito nel corso dell’incontro dei segretari regionali a Jhansi, il 9 settembre 2009. I segretari ecumenici sentivano il bisogno di ricordare tutti i cristiani morti in nome di Cristo negli ultimi anni. Così abbiamo pensato al ‘Giorno dei martiri cristiani indiani’, cosa che è piaciuta subito anche alle altre denominazioni”.
“Come scrisse Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut Unum Sint – continua p. Anbu – tutti i cristiani hanno in comune una ‘martirologia’. Il nostro intento non è canonizzare nessuno, ma solo ricordare chi si è sacrificato per testimoniare Cristo. La vita coraggiosa di queste persone è un’eredità per la Chiesa e vogliamo conservarla per le generazioni future”.
L’auspicio è quello che il “Giorno dei martiri” sia anche motivo di “sprone per i fedeli a seguire Cristo in modo più personale”. “Un incoraggiamento – aggiunge il sacerdote – a rimanere fermi nella fede e a non perdere mai la speranza nella vita, qualsiasi difficoltà si incontri”.
“Negli ultimi anni – ricorda p. Anbu – abbiamo avuto numerosi martiri: suor Rani Maria, FCC; p. Thomas; p. Aruldass; il missionario Graham Staines e i suoi figli. Molti altri ancora hanno perso la vita nel nostro Paese. Molti sono i pastori uccisi ingiustamente”. “In un Paese dove i cristiani sono una minoranza e continuano a soffrire per la loro fede – conclude – dobbiamo sostenerli attraverso la preghiera. Chi è morto per la salvezza di Cristo è il vero eroe della cristianità. Se non lo riconosciamo noi, chi dovrebbe farlo?”.
21/03/2008