Giornalista uighuro condannato a 15 anni per le denunce contro polizia ed esercito
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La corte di Urumqui (Xinjiang) ha condannato ieri Hailaite Niyazi, giornalista di etnia uighura, a 15 anni di reclusione con l’accusa di aver “messo in pericolo sicurezza dello Stato”. Lo riferisce l’associazione per i diritti umani Chinese Human Rights Defenders (Chrd).
Niyazi è in carcere dal primo ottobre 2009 per un’intervista rilasciata a un settimale di Hong Kong dove racconta le responsabilità di polizia ed esercito cinesi durante gli scontri tra etnici uighuri e han avvenuti nel luglio 2009. Il suo processo è durato un giorno solo ed è avvenuto senza difesa.
Renee Xia, direttore del Chrd, afferma: “L'idea che con la sua intervista Niyazi abbia messo in pericolo la sicurezza dello Stato e meriti 15 anni di prigione è incomprensibile”. “Questa – continua – è una sentenza dura e ingiusta e viola i diritti garantiti dalla costituzione cinese”.
Le regione autonoma dello Xinjiang, a maggioranza musulmana, è una delle aree più problematiche della Cina. La popolazione islamica denuncia una vera e propria colonizzazione da parte del governo di Pechino, che discrimina gli uighuri favorendo sul piano economico e sociale i cinesi di etnia han. Questa situazione ha portato nel luglio 2009 a una serie di violenti scontri fra le due comunità nella capitale Urumqui, costati oltre 200 vittime e 1700 feriti. A tutt’oggi è ancora sconosciuto il numero degli arresti, che secondo i leader della dissidenza uighura sarebbero decine di migliaia.
Per l’anniversario della strage, avvenuto lo scorso 5 luglio, le autorità cinesi hanno di fatto blindato la capitale. Oltre 40mila telecamere sono state installate sugli autobus pubblici, nelle stazioni, su circa 4mila strade, 270 scuole e 100 supermercati.