Giornalista indonesiano: sacerdoti, fra le mani stringete rosari e non cellulari
di Mathias Hariyadi
In una poesia, Arswendo Atmowiloto invita i preti a mostrare più familiarità con la preghiera, che interesse ai mezzi tecnologici. I fedeli hanno apprezzato i suoi versi, diffondendoli nel web. Le critiche hanno avviato una riflessione fra gli stessi sacerdoti, per rafforzare il senso della missione.
Jakarta (AsiaNews) – I sacerdoti indonesiani, attratti dalla tecnologia, sembrano mostrare più familiarità con i telefoni cellulari che con il rosario. Arswendo Atmowiloto, giornalista e scrittore, ha pubblicato una breve poesia in cui denuncia il fenomeno e, al contempo, invita i religiosi a riscoprire gli elementi cardine della fede. I suoi versi hanno incontrato l’apprezzamento dei cristiani, avviando una profonda discussione fra i sacerdoti, richiamati al “valore della preghiera” quale elemento base per sostenere la scelta della vita consacrata.
Il giornalista indonesiano scrive di “desiderare” preti con “i rosari nelle mani, piuttosto che i BlackBerry”. Egli chiede anche di “ascoltare” le comunità di fedeli, piuttosto che proclamare parole a vuoto e mostrare un “cuore aperto” trasformando “la disperazione in speranza”.
Interpellato da AsiaNews, Arswendo Atmowiloto afferma di aver scritto la poesia seguendo la sua “concezione personale” del sacerdozio. “Mi ha molto colpito un prete di Medan – dichiara il giornalista – che impiegava una intera giornata, muovendosi con i mezzi pubblici, per compiere la visita pastorale a una comunità composta da 20 fedeli in una zona remota della regione”. Egli confronta la vita dei sacerdoti nelle aree rurali, con quanti risiedono nelle grandi città come Jakarta, dove è possibile trovare “tutte le tecnologie” che offre la modernità. “Ecco perché – commenta – a livello personale preferisco i sacerdoti con il rosario fra le mani, piuttosto che i BlackBerry”.
Arswendo ha letto in pubblico la poesia durante un seminario sul sacerdozio nella chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi a Tebet, sud di Jakarta, nel giugno scorso. Le sue parole hanno avuto una vasta eco fra i cattolici indonesiani, tanto che molti fedeli hanno voluto postare i versi su blog e mailing list.
Tuttavia, anche i religiosi hanno accolto le parole del giornalista, avviando una riflessione sulla vita consacrata e il senso della missione fra i fedeli. P. Blasius Lasmunadi, della diocesi di Purwokerto, conferma che i preti non devono dimenticare il valore della preghiera per “arricchire il sacerdozio”. P. Aloys Budipurnomo, della diocesi di Semarang, afferma di essere “colpito dalla poesia di Arswendo, perché è uno specchio della vita sacerdotale”. P. Adrianus Maradiyo aggiunge che i versi hanno “alimentato lo spirito critico”, rafforzando la pratica spirituale: “gli sono debitore”.
Ecco di seguito, la poesia in lingua inglese, scritta da Arswendo Atmowiloto:
“I truly long for a priest who is hospitable…
Priest with kind-hearted personality
Priests with rosaries at their hands rather than the Black Berries
Priests who are kindly listening to their congregation rather than much talking
Priest who easily extend their loving heart to people
Who could “change” despair into hope
Who are competent in both ritual and spiritual richness.”
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