28/06/2010, 00.00
VIETNAM-VATICANO
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Gioia e qualche preoccupazione tra i cattolici per l’incontro Vaticano-Hanoi

di Nguyen Hung
La maggior parte dei fedeli vietnamiti pensa che la nomina di un rappresentante papale aprirà nuovi spazi alla libertà religiosa, ma c’è chi sottolinea l’assenza dei vescovi vietnamiti dai lavori e teme un “indebolimento” della Conferenza episcopale.
Hanoi (AsiaNews) – Con gioia, ma anche con qualche preoccupazione, è stata accolta dai cattolici del Vietnam la notizia dell’accordo raggiunto tra le autorità di Hanoi e la Santa Sede per “la nomina da parte del Papa di un Rappresentante non-residente della Santa Sede presso il Vietnam”.
 
La maggior parte dei cattolici vietnamiti esprime “gioia e soddisfazione”, nella convinzione che la politica del Vaticano sia buona, perché ascolta sempre e rispetta le opinioni delle persone e, al tempo stesso, si muove nell’interesse della Chiesa universale e di quella locale. Si sottolineano in particolare “la nomina da parte del Papa di un Rappresentante non-residente della Santa Sede presso il Vietnam” come passo significativo per la normalizzazione dei rapporti e il passaggio del comunicato congiunto del 26 giugno nel quale la Santa Sede chiede “che vengano assicurate ulteriori condizioni che consentano alla Chiesa di partecipare con maggiore efficacia allo sviluppo del Paese, specialmente in ambito spirituale, educativo, sanitario, sociale e caritativo”.
 
D’altro canto, alcuni sacerdoti e fedeli sentiti da AsiaNews pensano che Vaticano e Vietnam abbiano lavorato insieme solo nella prospettiva “diplomatica”. I vescovi delle 26 diocesi vietnamite e la Conferenza episcopale non ha avuto voce nell’incontro del Gruppo congiunto di lavoro Vietnam - Santa Sede. Per questo “essi” non sono rappresentativi dei diritti fondamentali dei cattolici vietnamiti. Il modo di lavorare ha così imposto un “nuovo ordine”, ma non una “nuova vita” per i cattolici vietnamiti.
 
Il fatto, poi, che il rappresentante della Santa Sede debba risiedere in un Paese terzo, potrebbe essere una “nuova porta” dei due “Paesi” per controllare i vescovi vietnamiti mentre il Vaticano non sarebbe in grado di ascoltare la vera voce dei fedeli che vivono all’interno della società. Qualche gruppo di cattolici vietnamiti sostiene infine che ora “la Conferenza episcopale è più debole”.
 
Si rileva in proposito come il comunicato congiunto, pubblicato senza commenti dall’agenzia ufficiale VNA, riporti che la delegazione vietnamita “ha ricordato le linee costanti della politica vietnamita di rispetto della libertà di religione e di credo come pure le misure legali di garanzia della sua attuazione”. Affermazione che contrasta con le tante violazioni della libertà religiosa avvenute anche di recente e che ricorda la “mancanza di lealtà” del governo comunista.
 
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