Giapponese condannato da Pechino per l'aiuto ai profughi nord-coreani
Seoul (AsiaNews) - Un tribunale della Cina ha condannato, nei giorni scorsi, un giapponese a otto mesi di carcere e a una multa di 20mila yuan, per aver aiutato due profughi nord-coreani. Il giapponese, Takayuki Noguchi, 32 anni, è membro del gruppo "Fondi-vita a favore dei rifugiati nord-coreani", un' organizzazione non governativa (Ong), che da tempo lavora in Cina e in Giappone per questo scopo.
Noguchi è stato arrestato il 10 dicembre scorso nella regione autonoma del Guangxi Zhuang, confinante con il Vietnam, mentre aiutava due fuggitivi dalla Corea del nord a passare il confine. È la prima volta che un tribunale cinese infligge una condanna così grave a un cittadino giapponese impegnato in attività umanitarie. Nel 2002, Hiroshi Kato, segretario della stessa organizzazione, era stato arrestato per motivi analoghi, ma poi era stato rilasciato e rimpatriato in Giappone dopo solo una settimana.
Il giudice ha spiegato che la condanna è stata inflitta perché l'imputato ha assistito due nord-coreani non riconosciuti ufficialmente come rifugiati. "Le attività umanitarie - ha aggiunto il giudice - devono essere esercitate nel rispetto delle leggi della nazione ospitante". Il condannato ha già scontato buona parte della pena, essendo in stato di detenzione dal dicembre scorso. Il 9 agosto sarà rimpatriato in Giappone. La vita dei due fuggitivi è in pericolo se com'è probabile - verranno rimpatriati in Corea del Nord.
Per le Ong giapponesi la condanna è un'ingiusta e imperdonabile soppressione delle attività di assistenza in favore dei nord-coreani che cercano asilo politico. Il professor Lee Young Hwa dell'Università Kansai (Giappone) ritiene che lo scopo della condanna è mettere in guardia tutte le Ong giapponesi impegnate in attività simili. "Le autorità cinesi - ha aggiunto - probabilmente stanno mettendo in atto un giro di vite".
Non è difficile intravedere la motivazione politica di questa repressione. La Cina sta svolgendo un difficile lavoro di mediazione tra Corea del Nord e Stati Uniti. Irritare il leader di Pyongyang non è nella prospettiva della ragione di Stato.
Dal governo giapponese nessuna reazione. Atteggiamento comprensibile, anche se non giustificato: al primo ministro Junichiro Koizumi stanno a cuore i buoni rapporti con il governo cinese soprattutto per risolvere il problema nucleare nella Corea del Nord. Nell'ambiente politico il dissenso del Giappone è stato espresso da Masaharu Nakagawa, deputato del maggiore partito di opposizione: egli ritiene che i fuggitivi della Corea del nord dovrebbero essere tutti considerati come rifugiati. L'attività del giapponese condannato, è stato detto, fa onore a lui e ai gruppi nipponici che si impegnano per lo stesso scopo. I membri di queste Ong appartengono, in generale, alla generazione giovane. In questo modo essi, tra l'altro, vogliono riparare alle ingiustizie che la generazione dei loro nonni ha recato alla penisola coreana. (PC)
11/11/2004
27/08/2018 11:50