Gheddafi promette lotta “fino alla fine”. A Parigi si promette tolleranza ed elezioni
In un messaggio audio il rais avverte che le sue tribù non si arrenderanno mai, che “la battaglia sarà lunga e infiammerà la Libia”. A Parigi, la Nato si impegna a nuovi raid aerei per “proteggere i civili”. Mustafa Abdul Jalil promette una nuova costituzione ed elezioni entro 18 mesi. La Russia riconosce il Consiglio nazionale di transizione. La Cina chiede l’intervento dell’Onu.
Tripoli (AsiaNews/Agenzie) – “Non ci arrenderemo mai… Non siamo donnicciole. Continueremo a combattere”: è il messaggio audio lanciato da Muammar Gheddafi, mentre a Parigi i Paesi “Amici della Libia” discutevano sul futuro del Paese insieme ai rappresentanti del Consiglio nazionale di transizione (Cnt).
Il rais ha diffuso il suo messaggio audio attraverso la televisione siriana Al-Rai e ha dichiarato che migliaia di truppe legate a lui e ben armate si stanno preparando per la battaglia.
La caccia a Gheddafi è l’obbiettivo numero uno dei ribelli che dal 20 agosto hanno occupato Tripoli, con l’aiuto dei bombardamenti aerei della Nato e con il sostegno di consiglieri militari a terra. Rimangono tre aree legate al regime del rais: Sirte, patria di Gheddafi; Bani Walid, 140 km a sudest di Tripoli; Sabha, nel deserto del sud. Per tutti e tre i luoghi vi era un ultimatum che scade domani. Ma il Cnt ha deciso di allungare di una settimana l’ultimatum. Ufficialmente la procrastinazione riguarda solo Sirte, ma alcuni ribelli hanno detto che lo stesso vale per Bani Walid e Sabha. Nel suo messaggio, Gheddafi ha affermato le tribù di Sirte e Bani Walid non si sottometteranno mai e che “la battaglia sarà lunga e infiammerà la Libia”.
Intanto a Parigi, con un incontro presieduto dal presidente francese Nicholas Sarkozy, si è celebrata la nascita della “nuova Libia”, alla presenza di rappresenti di 63 nazioni, compresa Russia, Cina e il segretario generale dell’Onu.
Sarkozy e il premier britannico David Cameron hanno dichiarato che la Nato continuerà raid aerei e bombardamenti e fino a che “Gheddafi e i suoi sostenitori saranno una minaccia per la Libia” e al fine di “proteggere i civili”. La “protezione dei civili” è stata la motivazione originaria all’intervento della Nato, che ha portato a questa guerra che finora – secondo cifre dei ribelli – ha portato alla morte di 50 mila persone.
Con una certa retorica, Cameron ha dichiarato che “è stato il popolo libico a liberare la Libia”. Il capo del Cnt, Mustafa Abdul Jalil, ha promesso che i libici costruiranno un Paese pieno di tolleranza, perdono e rispetto del diritto. Egli ha anche promesso una nuova costituzione e elezioni entro 18 mesi.
I rappresentanti internazionali hanno deciso di ritornare buona parte dei fondi libici congelati nelle loro banche, che dovrebbero servire alla ricostruzione e alla ripresa delle attività petrolifere. Almeno 15 miliardi di dollari Usa verranno sdoganati subito.
Anche l’Unione europea ha deciso da oggi di togliere sanzioni su 28 entità – fra cui compagnie petrolifere e autorità portuali – per aiutare il Cnt a far riprendere l’economia libica.
Ieri il Cnt ha anche ricevuto il riconoscimento diplomatico della Russia. La Cina, invece, continua a chiedere che sia l’Onu il responsabile della transizione.
Il rais ha diffuso il suo messaggio audio attraverso la televisione siriana Al-Rai e ha dichiarato che migliaia di truppe legate a lui e ben armate si stanno preparando per la battaglia.
La caccia a Gheddafi è l’obbiettivo numero uno dei ribelli che dal 20 agosto hanno occupato Tripoli, con l’aiuto dei bombardamenti aerei della Nato e con il sostegno di consiglieri militari a terra. Rimangono tre aree legate al regime del rais: Sirte, patria di Gheddafi; Bani Walid, 140 km a sudest di Tripoli; Sabha, nel deserto del sud. Per tutti e tre i luoghi vi era un ultimatum che scade domani. Ma il Cnt ha deciso di allungare di una settimana l’ultimatum. Ufficialmente la procrastinazione riguarda solo Sirte, ma alcuni ribelli hanno detto che lo stesso vale per Bani Walid e Sabha. Nel suo messaggio, Gheddafi ha affermato le tribù di Sirte e Bani Walid non si sottometteranno mai e che “la battaglia sarà lunga e infiammerà la Libia”.
Intanto a Parigi, con un incontro presieduto dal presidente francese Nicholas Sarkozy, si è celebrata la nascita della “nuova Libia”, alla presenza di rappresenti di 63 nazioni, compresa Russia, Cina e il segretario generale dell’Onu.
Sarkozy e il premier britannico David Cameron hanno dichiarato che la Nato continuerà raid aerei e bombardamenti e fino a che “Gheddafi e i suoi sostenitori saranno una minaccia per la Libia” e al fine di “proteggere i civili”. La “protezione dei civili” è stata la motivazione originaria all’intervento della Nato, che ha portato a questa guerra che finora – secondo cifre dei ribelli – ha portato alla morte di 50 mila persone.
Con una certa retorica, Cameron ha dichiarato che “è stato il popolo libico a liberare la Libia”. Il capo del Cnt, Mustafa Abdul Jalil, ha promesso che i libici costruiranno un Paese pieno di tolleranza, perdono e rispetto del diritto. Egli ha anche promesso una nuova costituzione e elezioni entro 18 mesi.
I rappresentanti internazionali hanno deciso di ritornare buona parte dei fondi libici congelati nelle loro banche, che dovrebbero servire alla ricostruzione e alla ripresa delle attività petrolifere. Almeno 15 miliardi di dollari Usa verranno sdoganati subito.
Anche l’Unione europea ha deciso da oggi di togliere sanzioni su 28 entità – fra cui compagnie petrolifere e autorità portuali – per aiutare il Cnt a far riprendere l’economia libica.
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25/08/2011
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