Gerusalemme: Patriarcato greco-ortodosso "ostaggio" nelle mani di Israele e Palestina
I due governi non riconoscono ancora la scomunica di Ireneos I e pretendono di avere l'autorità per decidere chi deve essere il nuovo patriarca.
L'appello condanna anche la pretesa dei due governi di avere autorità nel determinare chi deve o non deve reggere il Patriarcato. In esso si precisa che "è vero che, per ragioni storiche", l'elezione del patriarca o del Locum Tenens è tradizionalmente "approvato" dai governi locali, ma questa "approvazione" è solo "un'indicazione di mutua fiducia e rispetto e un riconoscimento della volontà della Chiesa da parte dei governi. Esso non è mai stato concepito come un mezzo per intervenire in modo diretto o indiretto negli affari interni della Chiesa". Il Locum Tenens osserva che nella presente situazione, il Patriarcato è ridotto "allo stato di ostaggio, reso incapace di compiere la sua missione ed eseguire il suo lavoro".
Ireneos I è accusato di avere segretamente venduto a investitori ebrei alcuni palazzi di proprietà del Patriarcato, nella Città Vecchia di Gerusalemme, a pochi passi dalla porta di Giaffa. Il comportamento illecito di Ireneos ha spinto il Sinodo ortodosso a rimuoverlo dall'incarico il 7 maggio scorso. In seguito, il 24 maggio, il Sinodo pan-ortodosso di Costantinopoli (Istanbul) ha ratificato la decisione e ha "scomunicato" Ireneos del titolo e dell'autorità di patriarca. Da allora il governo israeliano, con guardie armate piazzate nel monastero greco della Città Vecchia, continua a difendere la presenza di Ireneos negli appartamenti del Patriarcato, contro la volontà del Sinodo patriarcale.