Georgia, l’aiuto dei cattolici per far fronte all’emergenza umanitaria
Tbilisi (AsiaNews) – “Gratitudine al Papa” per l’appello lanciato ieri durante l’Angelus a favore della popolazione georgiana e “preoccupazione” per la situazione attraversata dal Paese, che deve far fronte a una vera e propria “emergenza umanitaria” per affrontare la quale si è subito mossa la Caritas Internazionale con i primi aiuti. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giuseppe Pasotto, Amministratore apostolico del Caucaso dei Latini, secondo il quale ancora oggi “la situazione è molto precaria”.
Oggi a mezzogiorno l’esercito russo dovrebbe iniziare l'abbandono dai territori georgiani, come ha assicurato il presidente Dmitry Medvedev durante il colloquio telefonico intercorso ieri con l’omologo francese Nicolas Sarkozy, il quale ha minacciato “pesanti ripercussioni” sulle relazioni russo-europee nel caso in cui Mosca non rispetti il cessate il fuoco. La cancelliera tedesca Angela Merkel è a Tbilisi per un vertice con il presidente Mikhail Saakashvili e apre all’ingresso della Georgia nella Nato, sottolineando che “se il Paese lo vorrà” non vi saranno ostacoli, mentre il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini è in contatto con Mosca per definire i dettagli della missione degli osservatori internazionali nella zona di guerra.
Nonostante le promesse del Cremlino, l’esercito russo continua a presidiare le strade attorno a Gori con check-point e sbarramenti oltre i quali non è possibile passare senza una autorizzazione. Una complicazione ulteriore per i volontari e i soccorritori impegnati a prestare i primi aiuti alla popolazione segnata da un conflitto che ha causato, ad oggi, almeno 100mila profughi. Si fa sempre più difficile dunque la situazione nel Caucaso e non alimenta l’ottimismo la notizia pubblicata dal sito internet del New York Times, secondo il quale Mosca ha predisposto lo schieramento nel sud dell’Ossezia di basi di lancio per missili a corto raggio SS-21, in grado di colpire diverse aree sensibili della Georgia fra cui la stessa capitale Tbilisi.
Sul fronte umanitario, invece, si aggrava la situazione degli sfollati, come testimonia mons. Pasotto: “La Caritas internazionale ha ricevuto la richiesta da parte del Patriarcato locale e del Governo di attivare tutti i mezzi e le risorse a disposizione per far fronte all’emergenza. Sono state aperte un paio di mense e oltre 200 punti di accoglienza nella capitale per ospitare i rifugiati. Nella sola Tbilisi ve ne sono oltre 70mila, ma secondo le prime stime in tutto il Paese vi sono oltre 100mila sfollati. La situazione è molto precaria”. L’Amministratore apostolico del Caucaso dei Latini sottolinea “l’assistenza e la solidarietà” mostrate dai cittadini georgiani e denuncia l’ingresso di truppe paramilitari – fra cui Kazaki e ceceni – che depredano le case abbandonate nella città di Gori sotto lo sguardo incurante dei soldati russi. “Gori è ancora isolata – ribadisce mons. Pasotto – mentre il Paese è diviso in due a causa delle operazioni militari russe che hanno distrutto ponti e ferrovie, interrompendo i collegamenti”. Egli auspica che a breve venga ripristinata la piena libertà di spostamento per “portare aiuto ad una popolazione” che vive “nel terrore”, e chiede che i profughi “possano fare ritorno nelle proprie case”. Fra gli sfollati vi sono anche diversi cristiani di Gori, alcuni dei quali hanno trovato rifugio nelle famiglie della capitale che hanno aperto le porte delle proprie case.
Mons. Giuseppe Pasotto ringrazia infine Benedetto XVI per le parole pronunciate ieri durante l’Angelus a Castel Gandolfo: “Il Papa ha mostrato una grande attenzione per la popolazione georgiana e siamo piacevolmente sorpresi per la forza e la decisione del suo intervento. Questo è un segnale dell’attenzione della comunità cattolica verso il popolo georgiano: spero possa contribuire a migliorare i rapporti con la Chiesa ortodossa”.
La crisi nel Caucaso è divampata il 7 agosto scorso, quando la Georgia ha inviato l’esercito per riguadagnare il controllo della Sud Ossezia, una regione che appartiene di nome alla Georgia, ma che vive un’indipendenza di fatto – sebbene non riconosciuta a livello internazionale – e dove la maggioranza dei cittadini ha passaporto russo. La Russia ha risposto inviando le sue truppe in Sud Ossezia e nell’Abkazia (un’altra regione che cerca l’indipendenza) e ha bombardato varie città georgiane.
13/12/2021 08:56