Geagea, rientrato a Beirut, si dice a favore di un tribunale internazionale
Il capo delle Forze libanesi, parlando con AsiaNews della situazione del Paese, si dice scettico sulla possibilità di applicare la risoluzione 1559.
Beirut (AsiaNews) Samir Geagea è favorevole alla formazione di un tribunale internazionale per giudicare gli accusati dell'assassinio di Rafic Hariri e ritiene i risultati dell'inchiesta Mehlis "una parte importante della verità". All'indomani del suo rientro, avvenuto con discrezione e sotto stretta sorveglianza dell'esercito, alla sua residenze dei Cedri nel Nord-Libano, dopo tre mesi trascorsi in Europa e dopo 11 anni di carcere duro, il capo delle Forze libanesi ha parlato con AsiaNews della situazione del suo Paese.
Geagea, che si dice "un po' scettico" sulla possibilità di applicare concretamente la risoluzione 1559 delle Nazioni Unite, soprattutto nella parte che prevede il disarmo delle milizie palestinesi, afferma di voler "giocare un ruolo politico" attraverso le Forze libanesi, che non sono più una milizia armata, ma un partito politico, che ha un suo progetto, un suo statuto. A suo parere, gli accordi di Taeff del 1989, che hanno messo fine alla guerra civile, restano il solo strumento capace di costruire uno Stato giusto. "Taeff è una concretizzazione del mio progetto politico", ha affermato. "Tutti debbono credere nell'importanza del dialogo come unica via per la rinascita del Libano".
Ad una domanda a proposito del patriarca Sfeir, Geagea ha espresso tutta la sua "ammirazione" per il capo della Chiesa maronita, considerato "la personalità più importante e la più capace di riunire tutti i cristiani e i libanesi". Geagea si dice pronto ad una stretta collaborazione con i suoi colleghi cristiani, in particolare con il generale Aoun ed il presidente Amin Gemayel.
Il rientro di Geagea precede di poco quello del patriarca Sfeir, che ha trascorso un mese a Roma per partecipare al Sinodo sull'Eucaristia. La loro presenza potrà certamente dare un nuovo impulso alla vita del Paese.