Gas lacrimogeni e spari contro i monaci scesi in piazza
Scatta il boicottaggio delle offerte dei militari annunciato dai religiosi buddisti. In migliaia manifestano contro l’impopolare politica della giunta nell’anniversario delle proteste del 1988. Sit in anche davanti alle ambasciate cinesi nel mondo: Pechino è il maggior sostenitore della dittatura birmana.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - La giunta militare birmana ha ammesso di aver usato gas lacrimogeni e sparato colpi di avvertimento contro i mille monaci buddisti che ieri manifestavano a Sittwe, nord-ovest del Paese. La tv di Stato MRTV e i quotidiani ufficiali riferiscono oggi di un civile e 9 poliziotti feriti nelle proteste. Agenzie internazionali parlano anche di due o tre arresti.
A coordinare le dimostrazioni di piazza, l’“Alleanza di tutti i monaci buddisti della Birmania”, che ha chiesto ai religiosi di rifiutare elemosina e aiuti da chiunque sia legato all'esecutivo. L’elemosina è un importante dovere spirituale per un buon buddista. Il suo rifiuto indica una forte riprovazione morale, in qualche modo paragonabile ad una scomunica. I monaci avevano dato al governo un ultimatum, scaduto il 17 settembre, per presentare le scuse ufficiali in merito alla violenza usata dall'esercito nel disperdere un manifestazione a Pakokku il 5 settembre. Dal 19 agosto il Paese è in fermento a causa dell’inatteso e ingiustificato aumento dei prezzi del carburante che ha messo in ginocchio le famiglie birmane.
Le marce di ieri, svoltesi in diverse città del Myanmar, hanno coinciso con l’anniversario, 18 settembre, della protesta anti-militare degli studenti, repressa nel sangue dai generali nel 1988. In seguito a quei fatti, l'attuale giunta convocò libere elezioni, che però vennero invalidate dai generali che alle urne furono sconfitti dalla “Lega per la Democrazia” di Aung Saan Suu Kyi.
A Yangon, l’ex capitale, sono stati in 400 a sfilare, mentre intonavano canti religiosi. Il corteo doveva concludersi nella pagoda più importante del Myanmar, Shwedagon, ma l'esercito aveva bloccatol’area in via preventiva. Centinaia di passanti, però, hanno manifestato con lunghi applausi la loro solidarietà ai religiosi. A Bogu, 80 km da Yangon, altri mille monaci sono scesi in piazza sfilando fino alla pagoda di Shwemawdaw.
Le proteste hanno varcato anche i confini birmani. Ieri attivisti per i diritti umani hanno organizzato sit in davanti alle sedi di ambasciate e consolati cinesi in 14 città di tutto il mondo, con lo scopo di portare l’attenzione pubblica sul sostegno che la dittatura birmana trova a Pechino.
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