Gambari parte a mani vuote, ma in Myanmar è nata una “nuova generazione”di attivisti
L’inviato speciale Onu ha concluso la sua missione con un nulla di fatto; incontro oggi in extremis con la leader democratica Aung San Suu Kyi, ma non con il capo della giunta. A Yangon nuovi movimenti giovanili portano avanti la protesta iniziata dai monaci e annunciano: si prepara una sollevazione popolare più vasta e forte di quella di settembre.
Yangon (AsiaNews) – La leader democratica Aung San Suu Kyi ha incontrato oggi l’inviato speciale Onu in Myanmar, Ibrahim Gambari. La donna ha già fatto ritorno alla sua abitazione a Yangon, dove è costretta agli arresti domiciliari dal 2003. Un’auto dai vetri oscurati l’aveva condotta stamattina ad una residenza governativa, dove ad attenderla c'era il diplomatico nigeriano. Non vi sono al momento dettagli su quello che è stato il terzo colloquio tra la “Signora” e il rappresentante delle Nazioni Unite, dopo la violenta repressione delle proteste antigovernative del settembre scorso.
Gambari, invece, è partito per Singapore. Durante la sua visita di sei giorni nella ex Birmania il diplomatico ha potuto vedere, tra Naypydaw e Yangon, leader di minoranze etniche, rappresentanti della Croce Rossa internazionale, alcuni ministri come pure membri del partito d’opposizione guidato da Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia (Nld). Ma non il capo della giunta, Than Shwe. Fallimentare anche il tentativo di organizzare un vertice tra la “Signora”, i generali e le Nazioni Unite.
Lo stesso segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, aveva espresso preoccupazione sull’andamento della missione Gambari. Unico risultato incassato – rivelano fonti diplomatiche a Yangon – la promessa del governo che la leader democratica possa incontrare prossimamente esponenti del suo partito, attività che non le è concessa dal 2004.
Nonostante le pressioni estere per la liberazione dei prigionieri politici e passi concreti verso la democrazia, la giunta continua a difendere il suo operato davanti alla comunità internazionale, invitando a non interferire negli “affari interni” di un’altra nazione. Argomentazione sostenuta anche dalla Cina, principale alleato e sponsor del regime di Naypydaw.
Una “nuova generazione” di attivisti
Dopo la ferocia con cui i militari hanno cercato di mettere a tacere il movimento pacifico guidato dai monaci contro il governo, la popolazione sta organizzando nuovi gruppi e forme di protesta. Il sito Mizzima News parla di una “nuova generazione” di attivisti autodefinitasi Generation Wave, che distribuisce a Yangon volantini e poster contro i militari oppure cd con le immagini delle manifestazioni di fine settembre. Il gruppo, composto per lo più da giovani, è legato allo storico movimento della “Generazione 88”, che 20 anni fa aveva osato alzare la testa contro la dittatura. Nel materiale, distribuito in “luoghi pubblici affollati”, sono contenuti messaggi in codice tipo CNG (Change New Government) o FFF (Freedom from Fear) e i versi di un poema composto da Min Ko Naing, attivista ora in carcere.
La Administration Committee for People’s Movement, formazione mista di monaci, attivisti per la democrazia e studenti, invece, ha deciso di fare a pezzi e sparpagliare per Yangon alcuni quotidiani governativi come The New Light of Myanmar, considerato il megafono della propaganda governativa. Un altro gruppo, i Freedom Fighters, gira per le strade appendendo agli alberi lungo i viali cittadini le tonache porpora dei monaci.
Kyaw Kyaw, della Generation Wawe prevede che se proteste sporadiche continueranno a questo ritmo, un altro movimento popolare più vasto e forte di quello di settembre si solleverà presto in tutto il Paese.
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