"Fucilateci in pubblico", l'ultimo desiderio dei tre cattolici condannati a morte
Palu (AsiaNews) Vogliono essere giustiziati in un luogo pubblico, all'aperto, i tre cattolici indonesiani condannati per il massacro di numerosi musulmani durante il conflitto interreligioso di Poso, Sulawesi centrali, nel 2000. La volontà di Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwa, è stata riferita ieri dal figlio maggiore di Tibo, Robert: "L'esecuzione deve avvenire in un'area pubblica, in modo da soddisfare coloro che vogliono la nostra morte".
La fucilazione dei tre cristiani, di cui anche Benedetto XVI ha chiesto la salvezza, avverrà subito dopo la mezzanotte di oggi, nei primi minuti del nuovo giorno. Il caso di "Tibo e compagni" ha attirato l'attenzione internazionale: il processo che li ha condannati alla pena capitale è stato viziato da procedure illegali, come testimoni non ascoltati e prove non accettate dai tribunali.
I familiari dei tre detenuti si sono recati ieri al carcere Petobo, Palu, per l'ultima visita. Con loro anche p. Jimmy Tumbelaka, della diocesi di Manado, e due degli avvocati del gruppo Padma, che ha curato la difesa: p. Norbert Bethan e Stephen Roy Rening. Quest'ultimo ha ribadito per l'ennesima volta che l'esecuzione di domani è "contraria alla legge, visto che i condannati aspettano ancora la risposta ufficiale del presidente Susilo Bambang Yudhoyono, al quale hanno sottoposto la seconda richiesta di grazia".
I tre cattolici, inoltre, hanno espresso il desiderio che le loro bare siano esposte al pubblico nella cattedrale St. Mary di Palu. Tibo e Riwu saranno sepolti nel villaggio di Beteleme a Morowali, Poso, mentre da Silva farà ritorno al suo villaggio natio nella provincia di East Nusa Tenggara. "Lasciate che del mio corpo se ne occupi la mia famiglia è l'ultimo desiderio di Tibo - e non l'Ufficio del procuratore".
"Il plotone d'esecuzione è stato scelto riferisce p. Tumbelaka il luogo e l'ora fissati. Ogni possibile cambiamento ormai è nelle mani di Dio". In vista della fucilazione, che nei mesi precedenti ha suscitato grandi manifestazioni di protesta nel paese, le autorità carcerarie hanno innalzato le misure di scurezza nella prigione Petobo. Non si fermano infatti le critiche alla decisione dei giudici. Secondo Usman Hamid, capo della Commissione per le vittime delle violenze (conosciuta come KONTRAS), "uccidendo i tre lo Stato viola i diritti umani e impedisce che si faccia luce sui veri responsabili di quegli scontri".