Fratelli musulmani e salafiti fuori dalla corsa per le presidenziali egiziane
Il Cairo (AsiaNews) - La commissione elettorale egiziana mette al bando 10 candidati alle elezioni presidenziali. Secondo i funzionari, essi non possiedono i requisiti necessari per presentare la propria candidatura. Fra gli esclusi spiccano: Omar Suleiman, ex-vicepresidente e capo dei servizi segreti del governo Mubarak; Khairat al-Shater, il ricco candidato dei Fratelli musulmani (nella foto); Hazem Salah Abu Ismail, del partito salafita al-Nour. Insieme ad Amr Moussa, ex segretario della Lega araba vicino alle posizioni dei partiti moderati, essi erano considerati i principali pretendenti alla poltrona di presidente.
P. Rafic Greiche portavoce della Chiesa cattolica, sottolinea che la Commissione elettorale ha fatto il suo dovere e non vi sono influenze da parte dei militari, come sostengono i leader islamisti. "I 10 candidati esclusi, non erano in regola - afferma - quindi è giusto che non partecipino alle elezioni. Ciò dimostra che vi è trasparenza nelle istituzioni e dà buone speranze di vittoria per i leader democratici, a tutt'oggi esclusi dalla corsa alla presidenza".
La Commissione non ha ancora reso note le ragioni precise della decisione, che sono state comunicate solo agli interessati. Tuttavia, Tarek Abul Atta, funzionario elettorale, spiega che Suleiman è stato escluso perché non ha raccolto sufficienti consensi nelle 15 province egiziane, come richiesto dal regolamento. Al-Shater ha violato la legge che consente agli ex detenuti di candidarsi dopo sei anni dall'eventuale grazia o rilascio. Egli è stato liberato nel marzo 2011 dopo quattro anni di detenzione. La candidatura di Ismail non è valida perché sua madre è cittadina statunitense. Ciò è stato confermato da Washington e dall'ambasciata egiziana negli Stati Uniti. Secondo la legge, i candidati devono avere genitori e mogli con passaporto egiziano. Ieri, i tre candidati hanno annunciato che faranno ricorso alla Corte suprema.
Al-Shater ha commentato la sua esclusione sottolineando che "i Fratelli musulmani non smetteranno di lottare per la libertà e la rivoluzione" e che si batteranno per avere giustizia. Intanto, Giustizia e libertà (Freedom and Justice Party, Fjp), partito politico della Fratellanza ha già nominato come sostituto Mohammed Morsy, leader di Fjp. Abu Ismail ha definito la decisione della Commissione "una pericolosa violazione" della libertà di pensiero e di voto. Egli è l'unico candidato del partito al-Nour con un seguito anche all'esterno del movimento salafita e per gli analisti sarà difficile trovare un sostituto.
In attesa della lista ufficiale dei candidati che sarà presentata il 26 aprile, gli islamisti - Fratelli musulmani e salafiti - hanno annunciato nuove manifestazioni contro il Consiglio Superiore dell'esercito accusato di manovrare la Commissione e le elezioni presidenziali di maggio. Secondo i radicali islamici l'esclusione di Suleiman vicino ai militari e agli ex membri del regime, è stato solo un pretesto per mettere fuori gioco Fratelli musulmani e salafiti, che dominano il nuovo parlamento con il 70% dei seggi. (S.C.)