Francescani in prima linea per assistere cristiani e musulmani, vittime della guerra
Damasco (AsiaNews) - I cristiani in Siria sono in pericolo. Come il resto della popolazione vivono le sofferenze della guerra, ma per la loro fede sono sempre di più bersaglio degli estremisti islamici. Intervistato da AsiaNews, p. Halim, ex provinciale della Siria per la Custodia di Terra, racconta che "in molti hanno perso la speranza. La gente spera che la comunità internazionale e soprattutto le forze in campo ascoltino l'appello di pace lanciato dal papa".
Il sacerdote spiega che a Gassanieh (Lattakiah), il villaggio dove lo scorso lo scorso 23 giugno è stato ucciso p. Francois Murad, i ribelli islamisti hanno cacciato quasi tutti i cristiani. "Anche i frati e le suore - continua - hanno dovuto abbandonare i loro conventi". Dei circa 1000 abitanti cattolici e ortodossi, solo cinque persone hanno scelto di restare. Nessuno ha notizia di loro, l'ingresso nel villaggio è interdetto a chiunque.
Gli 11 francescani rimasti nel Paese soffrono insieme alla popolazione per le bombe, per gli scontri fra ribelli e regime, per la fame e per i continui sequestri a sfondo di estorsioni compiuti da criminali senza scrupoli. "Prima della guerra - spiega - il nostro lavoro riguardava soprattutto la formazione spirituale delle comunità. I frati erano impegnati nel catechismo, nelle attività pastorali con i giovani, nella preparazione ai sacramenti. Ora dobbiamo rispondere anzitutto ai bisogni materiali per aiutare la popolazione di ogni credo a superare questa triste situazione".
Tuttavia, p. Halim sottolinea che senza un sostegno spirituale nemmeno gli aiuti umanitari bastano a risollevare il morale della gente, che sempre di più cerca di fuggire dal Paese, di emigrare lasciandosi tutto alle spalle. "Anche i musulmani ci chiedono aiuto e consigli. In questo momento non vi è alcuna distinzione fra le confessioni". Di recente la Custodia di Terra Santa ha lanciato un appello per aiutare la popolazione siriana. P. Halim spiega l'urgenza di tali aiuti: "Noi cerchiamo di raccogliere fondi per sostenere la popolazione in loco siano essi cristiani o musulmani. Non vogliamo che abbandonino la Siria". Per il francescano il viaggio oltre il confine è spesso di sola andata.
"In un anno - continua - abbiamo raccolto e speso oltre 350mila dollari per il sostegno non solo ai bisognosi, ma anche a quelle famiglie che con grandi sacrifici cercano di ricostruirsi una vita nei loro villaggi distrutti. Il denaro è stato utilizzato anche per aiutare la gente vittima di rapimenti, giunti ormai all'ordine del giorno".
La minaccia degli estremisti islamici, la guerra sempre più cruenta condotta dal regime e la minaccia di un attacco militare da parte degli Stati Uniti, mettono a rischio l'esistenza della minoranza cristiana. "Noi francescani - aggiunge il sacerdote - preghiamo affinché Stati Uniti, Europa e comunità internazionale, non si muovano solo sul piano politico. Per poter ricostruire il Paese occorre favorire la riconciliazione fra la popolazione, anche attraverso il dialogo non solo fra cristiani e musulmani, ma soprattutto all'interno delle fazioni islamiche. I frati seguono gli insegnamenti del papa e condannano tutte le violenze contro i civili, soprattutto quelle avvenute con le armi chimiche, ma dobbiamo pensare soprattutto al popolo che soffre. La speranza è che il conflitto si fermi, ma qui si vive alla giornata, nessuno può sapere quando questo caos avrà fine".
22/01/2018 12:41